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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                        


 

Per la lotta di classe anticapitalista!

Per la rivoluzione comunista internazionale!

 

 

Proletari, compagni!

 

I governi che si succedono alternativamente alla testa dello Stato non hanno che una preoccupazione: assicurare il buon andamento dell’economia capitalista. Di destra o di sinistra, “socialisti” o “liberali”, “riformisti” o “conservatori”, essi obbediscono alle aspirazioni e servono gli interessi, non dei loro elettori o dei “cittadini” in generale, ma dei gruppi capitalisti, industriali e finanziari piu’ potenti che sono i veri capi in tutti i paesi. La democrazia e tutto il suo sistema elettorale non è che un paravento che serve a mascherare la realtà della divisione della società in classi con interessi antagonistici e la dittatura della classe dominante sulla classe sfruttata. Secondo il principio democratico, tutti i “cittadini”, che siano ricchissimi capitalisti o disoccupati gettati sul lastrico sono uguali davanti alla legge ed hanno, attraverso la loro scheda elettorale, la stessa possibilità di decidere l’orientamento della politica statale.

Assurda menzogna smentita tutti i giorni! Lo Stato è una macchina oppressiva edificata da secoli al servizio della classe dominante che la borghesia ha strappato all’aristocrazia e che essa non ha cessato di rafforzare e di perfezionare affinché diventasse il rappresentante collettivo del capitalismo (Engels). Lo Stato è per sua natura incapace di opporsi agli interessi capitalisti e, a fotiori, di prendere le difese dei proletari sfruttati contro i capitalisti sfruttatori! Se per caso un governo o delle leggi disturbano il buon funzionamento economico o politico del capitalismo, questo governo viene spazzato via, queste leggi vengono ignorate o soppresse. Di esempi ce ne sono a iosa nella storia anche piu’ recente d’Europa, dalla Grecia dei colonnelli alla Francia gollista.

 

Proletari, compagni!

 

Solo degli ipocriti o dei perfetti imbecilli possono indignarsi del fatto che i governi “di sinistra” che, in Italia o in Spagna, in Germania o in Francia ecc., hanno condotto e conducono delle politiche antioperaie con maggiore zelo dei governi “di destra”. La funzione pubblica del riformismo, questo agente della borghesia nel seno della classse operaia (Lenin) che si appoggia sui settori relativamente “privilegiati” della “aristocrazia operaia”, è precisamente di far passare gli imperativi capitalisti fra i lavoratori o almeno a paralizzarne le reazioni. Grazie alla complicità attiva degli apparati sindacali e delle altre organizzazioni della collaborazione di classe di cui il patriottismo economico è il credo, i governi di sinistra riescono piu’ facilmente in questa sporca bisogna, visto che i governi di destra rischiano di provocare delle lotte piu’ difficili da controllare... La sola cosa che cambia è che ogni anno le “contropartite” e “concessioni” accordate ai lavoratori per far passare il peggioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro, sono sempre piu’ magre.

Ben inteso, ogni volta queste misure antioperaie e antisociali sono presentate come dei “sacrifici temporanei”, delle misure dolorose ma inevitabili al fine di “raddrizzare” il paese e di ristabilire il suo benessere economico.

Ma dopo decenni di sacrifici e di misure inflitte ai lavoratori, il capitalismo non ha ritrovato la salute ed esige nuovi sacrifici! In tutti i paesi, im capitalisti esigono sempre di piu’, spiegando che i benefici delle imprese nazionali sono piu’ deboli di quelli dei loro concorrenti, cio’ che li indebolisce nella guerra economcia facendo perdere quote di mercato all’economia del paese!

 

Proletari, compagni!

 

Questa situazione non è dovuta ad una incuria particolare dei capitalisti nazionali o ad una cattiva politica dei diversi governanti, ma al funzionamento stesso del capitalismo. La crescita economica continua durante i tre decenni seguiti alla fine dell’ultima guerra mondiale, è dovuta precisamente alle gigantesche distruzioni di quella guerra. La ricostruzione del dopo-guerra ha dato l’avvio ad un grande ciclo di accumulazione che è continuato grazie all’apertura al capitalismo di vaste regioni del globo. Ma questa formidabile espansione non poteva sfociare, come i marxisti avevano previsto, che su ripetute crisi di sovraproduzione  e sempre piu’ gravi, e la piu’ grave di tutte, quella del 2008, non è ancora superata. Per superare la crisi non vi è che un rimedio sotto il capitalismo: accrescere lo sfruttamento dei proletari per estorcere maggiore plusvalore e liquidare le imprese meno redditizie al fine di restaurare il tasso medio di profitto dell’economia: questo significa disoccupazione di massa, abbattimento dei salari reali, aumento del carico di lavoro per coloro che hanno un impiego e precarietà accresciuta per tutti. A questa condizione, l’economia puo’ ridecollare... fino alla crisi successiva, perché tutti i paesi capitalisti fanno la stessa cosa e la sovraproduzione riapparirà inevitabilmente, suscitando scontri fra Stati. Fino al punto in cui finalmente non vi sono altre soluzioni che una nuova guerra generalizzata, una terza guerra mondiale, solo modo di liquidare radicalmente attraverso devastanti distruzioni le forze produttive in sovrabbondanza, a cominciare dalle decine di milioni di proletari che il capitalismo mondiale non riesce a sfruttare...

Di fronte a questo avvenire di sangue e di miseria promesso dal capitalismo – e che già infligge ai proletari e alle popolazioni di diversi paesi e regioni del mondo –, di fronte agli attacchi presenti e futuri, le alternative avanzate dai riformisti di sinistra e di estrema sinistra non sono che polvere negli occhi. Non esiste “un’altra politica”, opposta al cosiddetto “ultra-liberalismo” attuale, che permetterebbe di tornare alla sedicente “età d’oro” della crescita economica (duramente pagata dai proletari dei paesi imperialisti come dalle popolazioni oppresse dei paesi da loro dominati), o che sfocerebbe su un altro capitalismo, umano e sociale: non esistono altre soluzioni per difendere il capitalismo nazionale che attaccare i proletari!

 

Proletari, compagni!

 

I lavoratori non sono condannati all’impotenza: sono loro che, attraverso il loro lavoro, fanno vivere la società e creano la ricchezza che si accaparra la classe dominante; essi hanno percio’ nelle loro mani la sorte di questa classe e di questa società di sfruttamento. La rassegnazione e la passività attuali sono diffuse nel proletariato dal gigantesco apparato di propaganda borghese, ma lo sono anche da parte delle innumerevoli forze della democrazia e della collaborazione di classe foraggiate dalla borghesia per deviare il malcontento crescente nell’impasse del circo elettorale o nelle impotenti agitazioni interclassiste, per sabotare le lotte e dividere i proletari secondo la nazionalità, la razza, l’età, il sesso, la corporazione ecc.

Il bisogno di difendersi contro i padroni, contro i capitalisti e il loro Stato, va tuttavia diventando sempre piu’ imperioso. Ma nessuna difesa è possibile seguendo la via indicata dai partiti riformisti e dagli apparati sindacali collaborazionisti: non si puo’ resistere ai capitalisti con le schede elettorali o con le manifestazioni-processione, ma unicamente attraverso la lotta di classe!

Cio’ significa difesa esclusiva degli interessi della classe proletaria, indipendentemente da tutti gli interessi borghesi (camuffati in difesa dell’azienda, dell’economia nazionale e dell’interesse generale), con metodi e mezzi di classe necessari ad ogni vera lotta (rifiuto delle leggi, misure e metodi legalitari e pacifisti miranti a sterilizzare la forza dei lavoratori, ricorso all’azione diretta dei lavoratori ecc.), compresa l’organizzazione indipendente della lotta e della sua difesa.

Ma la lotta di resistenza elementare, che implica la rottura aperta con gli organizzatori delle sconfitte operaie che sono i partiti riformisti e le organizzazioni collaborazioniste, non è che il primo passo vero la rinascita della lotta anticapitalista generale: la lotta rivoluzionaria di cui l’organo indispensabile è il partito di classe internazionalista e internazionale, e che si fissa come scopo il rovesciamento del capitalismo internazionale, l’instaurazione della sua dittatura, tappa indispensabile per andare verso la società senza classi, il comunismo.

Questo obiettivo finale puo’ senza dubbio apparire oggi smisuratamente lontano: ma è il capitalismo stesso che creerà inesorabilmente le condizioni oggettive della crisi rivoluzionaria e, allora, dipenderà dalla capacità del proletariato diretto dal suo partito a uscirne vittorioso, la possibilità per l’umanità di sfuggire ad un nuovo macello mondiale e di uscire infine dall’inferno capitalista.

 

Viva la lotta proletaria anticapitalista!

Viva la rivoluzione comunista internazionale!

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

1 maggio 2014

www.pcint.org

 

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