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Elezioni parlamentari in Venezuela

Gigantesca vittoria del chavismo?

No, sfiducia devastante del proletariato!

 

Se fosse una vittoria, sarebbe la vittoria – di Pirro – non solo di Maduro, ma dell'ordine borghese che lui rappresenta e che ha sempre regnato in Venezuela, non importa quale nome sia stato dato negli ultimi vent’anni al bestiale sfruttamento capitalista del proletariato in Venezuela. Circa 21 milioni di potenziali elettori, più di mille osservatori tra cittadini e stranieri “amici” del Venezuela, come l'ex presidente spagnolo Zapatero – Bruxelles, Washington e Lima, hanno ritenuto non valide e addirittura fraudolente queste elezioni (già prima dei risultati...), e perciò non hanno inviato alcun loro rappresentante –, tutti organizzati per le elezioni legislative del 6/12 i cui risultati assegneranno i 277 nuovi parlamentari della classica Assemblea Nazionale. Fin qui tutto normale, la strada è tranquilla, non ci sono incidenti, l’oppio democratico ha saputo diffondersi senza grandi ostacoli. Intorno all’1:30 del mattino successivo, viene annunciato il primo bollettino sulla base del calcolo dei primi 6 milioni di voti secondo i dati ufficiali, pari al 31% di tutti i potenziali elettori (Guaidó dice che solo il 7% è andato a votare, altri portavoce parlano del 21%); ma l’astensione è stata massiccia, quasi il 70%. Questo primo bollettino darà le proporzioni senza variazioni significative nel conteggio dei voti rimanenti. L’opposizione di destra (Alianza por el Cambio) conquista un terzo, pari al 17,52% (quasi un milione di voti) dei seggi, l’estrema destra (Primero Justicia, Voluntad Popular) è al 4,15% e i restanti due terzi (67%, 3.500.000 voti) vanno ai rappresentanti del PPT-PSUV, il cosiddetto Grande Polo Patriottico o Alleanza Bolivariana. Queste elezioni parlamentari si sono svolte nel contesto di vari e intensi problemi sociali e politici interni: pandemia, sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti, crisi economica devastante, povertà crescente, carenze, primi scontri all’interno del partito al governo con l’abbandono del PCV e di altri piccoli gruppi politici riformisti di sinistra, in questo caso Tupamaro e Marea Socialista-Aporrea.org., che insieme ad altre piccole organizzazioni minoritarie hanno ottenuto un modesto 2,7% dei voti.

 

L'AUTOPROCLAMATO PRESIDENTE GUAIDÓ, LA SUA CONSULTAZIONE E IL SUO BOICOTAGGIO 

 

Guaidó e i politici estremisti anti-chavisti avevano perso il potere di convocazione che avevano anni fa, quindi il loro appello a boicottare le elezioni legislative era l’unica alternativa onorevole rimasta loro, non senza aver prima consultato i referenti imperialisti guidati dall’ancor presidente Trump. D’altra parte, la Banca d’Inghilterra prevede di concedere 1,1 miliardi di dollari in oro depositati da Chávez nei suoi caveau alla causa di Guaidó e dei suoi seguaci: questo è un segno più che evidente che gli imperialismi occidentali continuano a sostenere il suo pupillo presidente autoproclamato. Quest’ultimo chiede una «consultazione democratica» per via elettronica nei prossimi giorni. Ma se Guaidó denuncia le elezioni chavista come una farsa, la sua «consultazione» via Telegram (1) è stata una farsa al quadrato! È evidente che la devastante astensione non può essere attribuita agli appelli di Guaidó per il boicottaggio delle elezioni, considerando che «le elezioni di Maduro mancano di garanzie e condizioni» (Cfr. “El Carabobeño”). L'oppositore Vicente León, presidente dell’istituto di sondaggi Datanalisis, ritiene che l’astensione sia dovuta più a una crescente «sfiducia nei confronti dei politici che gli appelli al boicottaggio lanciati dall'opposizione». Un quotidiano francese ha citato la frase di un abitante di Caracas: «l’unico atto eroico dell’opposizione è condannarci a morire di fame» (2), riferendosi all’impatto sulla vita delle grandi masse provocato dagli appelli della Opposizione estremista all’imposizione, da parte dell’imperialismo occidentale, di sanzioni economiche ancora maggiori ai venezuelani. In effetti, la stragrande maggioranza ha espresso grande disinteresse per le elezioni e grande sfiducia nei confronti dei politici chavisti o di destra. Questo spiega in parte l’uscita del PCV e compagni dal gruppo Chavista: quando la nave inizia ad affondare...

 

 “NON C’È NESSUNO NEI SEGGI PERCHÉ LA GENTE VOTA E SE NE VA”

 

Le immagini dei seggi elettorali quasi vuoti che tutti hanno visto sui media mostrano in parte il basso afflusso di elettori. Ciò non ha impedito alla moglie del presidente del Venezuela, Cilia Flores, di dare la seguente spiegazione: «(il voto) è così veloce che la gente vota e se ne va (?); ciò impedisce alle persone di riunirsi, il che è molto positivo per via delle misure di “biosicurezza”; dato che siamo nel bel mezzo di una pandemia, questo è molto positivo che si proceda velocemente... si vota e si torna a casa ad aspettare i risultati, quindi il processo sta andando alla grande». L'astensione pura e dura è stata troppo alta per poter legiferare meravigliosamente e con santa calma nei prossimi 5 anni, ancora di più con una tale spiegazione della realtà...

I chavisti hanno fatto tutto quel che potevano per drammatizzare la posta in gioco, sono stati loro a voler trasformare queste elezioni in una sorta di elezioni presidenziali anticipate. Ad esempio, Maduro ha dichiarato che era disposto a lasciare il potere se i chavisti avessero perso. Le aspettative erano quindi troppo alte per sottovalutarne l’importanza. Ma poi si accorgono che la realtà è diversa. Da un lato, sostengono che si tratta di una vittoria gigantesca (Maduro, Cabello, Rodríguez, dixit); dall’altro, ammettono che c’è stata molta astensione perché le persone... non sono mai state motivate da questo tipo di elezioni, e si giustificano citando altri paesi con le stesse basse percentuali di partecipazione. Ma con questo riconoscono senza rendersi conto che questa «vittoria» non vale niente!

La prima conclusione da trarre è che i proletari cominciano a voltare le spalle alle mistificazioni elettorali e democratiche; la «gigantesca vittoria» di Maduro e dell’ordine borghese è solo temporanea; i proletari hanno istintivamente capito che la via elettorale e democratica è un vicolo cieco, ma manca che si rendano conto che l’unica via d’uscita realistica, non illusoria, è quella della lotta di classe contro classe, contro il suo sistema capitalista, il suo Stato, i suoi politici, di destra e di sinistra e tutti i loro servi. Per quanto sgradita possa essere, la realtà mostra che nella situazione attuale, buona parte degli sfruttati e degli oppressi non crede più alla via elettorale. Tuttavia non credono nemmeno nella via della lotta di classe, ma oggettivamente sono nelle condizioni di intraprendere la strada che conduce ad essa, sebbene quel risultato non sarà né automatico né spontaneo.

Queste elezioni non cambieranno nulla nella situazione critica che stanno vivendo i proletari e le masse popolari in Venezuela. I dati mostrano che la disoccupazione, al di là delle statistiche ufficiali che il governo ha smesso di pubblicare dal 2013 (!), continua a galoppare (3), a maggior ragione con la pandemia scatenata dal Covid-19; che il salario giornaliero (0,9 €) non è più un salario (4), ma un dono attribuito dallo Stato alla popolazione; che il tasso di inflazione interannuale continua ad essere stratosferico (5); che la povertà sta già raggiungendo livelli allarmanti (6); che la spaventosa diminuzione della produzione di petrolio estratta dalla PDVSA, un tempo la più famosa bandiera dell’economia venezuelana, impedisce un ristabilimento economico che permetta almeno di alleviare i bisogni più urgenti delle classi popolari, ancor di più per i diseredati per tutta la vita, i proletari.

 

LA CRISI ECONOMICA COLPISCE ANCHE GLI EMIGRANTI VENEZUELANI

 

La crisi economica ha colpito anche i lavoratori che emigrano, forse più gravemente dei lavoratori domestici. «100mila lavoratori venezuelani hanno lasciato la Colombia dopo aver perso il lavoro – lavoro che permetteva loro anche di inviare aiuti alle loro famiglie –, molti non hanno potuto tornare in Venezuela e, secondo l'Onu, fanno parte dei 2,75 milioni “lavoratori immigrati bloccati” nel mondo che, dopo aver perso il lavoro, cercano, spesso senza successo, di tornare nel loro Paese». (Cf New York Times, 28-29/11/2020). La maggior parte degli emigranti venezuelani lavora in Colombia dove i tassi di disoccupazione hanno raggiunto il 14,7% in ottobre (ultimi dati pubblicati); ma la disoccupazione è chiaramente più alta a causa dell’importanza dell'economia informale. In altri paesi dell’America Latina, la situazione non è migliore per l’emigrazione venezuelana. La perdita del posto di lavoro si traduce in minori rimesse inviate alle famiglie, accentuando la povertà di queste ultime.

Così, come per tutto quest’anno in una ventina di paesi, la violenta esplosione sociale contro un governo sempre più autoritario, tirannico e affamato non si farà attendere. Però, affinché gli scontri, che sono inevitabili, non si concludano con un semplice rattoppamento dell’ordine borghese, il proletariato dovrà trovare la via della lotta di classe indipendente e ricostituire, insieme ai proletari degli altri paesi, il partito di classe, per indirizzare la loro lotta contro il capitalismo.

In questa prospettiva di ripresa della lotta di classe, l’astensione dalle nuove elezioni in Venezuela demolisce «la pretesa borghese di aver per sempre sistemata l'amministrazione della società su basi pacifiche e indefinitamente perfettibili, con l'avvento del diritto di suffragio e del  parlamentarismo» (Amadeo Bordiga, “Il principio democratico”) (7).

 


 

(1) Telegram è un servizio di posta fondato in Russia, ma quando il governo ha chiesto di voler costringere l’azienda a rinunciare ai codici di accesso, i proprietari hanno lasciato il Paese.

(2) Libération, 6/12/2020.

(3) Il Fondo Monetario Internazionale ha rivelato che il tasso di disoccupazione in Venezuela raggiungerà il 443% nel 2019, interessando quasi la metà della forza lavoro del paese - già a luglio di quest'anno ha raggiunto un 47,4%.

(4) Cfr. Https: // fedecamarasbolivar.org/se-requieren-354-52-salarios-minimos-para-poder-adquirir-la-canasta-alimentaria-familiar/, 27/11/2020.

(5) “L'ultimo tasso di variazione annuale dell’inflazione (IPC) pubblicato in Venezuela risale al settembre 2020 ed è stato del 1.813,1%”. Cfr. Https://datosmacro.expansion.com/paises/venezuela

(6) “Secondo il reddito, il 96% della popolazione venezuelana è povera. Il 79% è in condizioni di estrema povertà, il che significa che il reddito ricevuto è insufficiente per coprire il paniere alimentare” https://elpais.com/internacional/2020-07-08/la-pobreza-extrema-roza-el-80-en-venezuela.html

(7) Cfr. Il principio democratico, in “Partito e classe”, “i testi del partito comunista internazionale” n. 4, p. 50.

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

14 dicembre 2020

www.pcint.org

 

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