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Tensioni al confine russo-ucraino: solo il proletariato può porre fine agli scontri  fra Stati imperialisti

 

 

Il 1° dicembre scorso, gli Stati Uniti, attraverso il Segretario di Stato Blinken, hanno indicato di avere «prove» di «significativi atti aggressivi contro l'Ucraina» da parte della Russia, uno dei principali rivali degli Stati Uniti nel concerto delle nazioni imperialiste. E’ Anthony Blinken a mostrare i muscoli promettendole di fargliela pagare «a caro prezzo» (1). Cosa motiva questo ennesimo scambio di provocazioni e altre minacce più o meno aperte? (2) Si tratta del massiccio dispiegamento di truppe russe al confine russo-ucraino, per cui Kiev vedeva le premesse di una possibile invasione dell'est del Paese da parte della Russia. Da parte sua, la Russia accusa l'Ucraina di ammassare gran parte delle sue truppe nella stessa regione orientale dell'Ucraina.  

Queste tensioni russo-ucraine non sono per niente nuove. Dall'indipendenza dell'Ucraina nei confronti dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) nel dicembre 1991, durante l'accordo di Minsk, che segna così la dissoluzione del paese, le tensioni tra l'Ucraina e il suo potente vicino hanno continuato a rafforzarsi. Il culmine di questo clima conflittuale arriva nel 2014 con una presunta «rivoluzione» che oppone il movimento europeista «Euromaïdan» e i nazionalisti ucraini, al presidente filorusso Viktor Ianukovych, finalmente deposto dai movimenti di piazza. I conflitti si cristallizzeranno molto rapidamente intorno alla regione del Donbass nell'Ucraina orientale che, per il 40% di lingua russa, è un territorio in cui l'industria pesante è storicamente presente, specialmente intorno alle città di Donetsk, Makelevka, Kramatorsk e Gorlovka.   

Questa regione è quindi strategica, sia per la Russia, che ha beneficiato a lungo degli sbocchi di questa produzione industriale, sia per l'Ucraina, dove una parte significativa della ricchezza - il 25% della ricchezza totale del Paese proviene dagli stabilimenti di Donetsk - proviene da questa regione e dal suo tessuto industriale. A partire da febbraio 2014, scoppiano manifestazioni anti-Maïdan nelle città dell'Ucraina orientale, principalmente nel Donbass e in Crimea. Quest'ultima sarà annessa dalla Russia, annessione ratificata da un referendum tenutosi nel marzo 2014 che ha portato a un risultato del 96,77% di sì a favore dell'annessione della penisola alla Russia. Questo referendum non è riconosciuto dall'Ucraina e dalla comunità internazionale che lo ritiene viziato da frode e non conforme al diritto internazionale, essendo considerato non legittimo il parlamento di Crimea all’origine del referendum. Allo stesso tempo, la regione del Donbass è teatro di una vera e propria guerra civile tra il governo ucraino e le repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, due stati fantoccio non riconosciuti dalla comunità internazionale, nemmeno dalla Russia, che però fornisce il suo sostegno militare nel contesto del conflitto. Quest'ultimo, che ha causato più di diecimila morti, è stato da allora considerato un «conflitto a bassa intensità», avendo comunque provocato lo sfollamento di oltre un milione e mezzo di persone dall'inizio dei combattimenti.

È in questo contesto di «guerra ibrida», cioè di scontro che mescola operazioni militari convenzionali, guerra asimmetrica e attacchi informatici, che si colloca questo nuovo schieramento militare da parte dei due protagonisti. Il vero obiettivo di questa resa dei conti va oltre il solo quadro delle relazioni russo-ucraine; è infatti legato al timore della Russia di vedere l'Ucraina entrare a far parte dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), un’alleanza militare che riunisce 30 stati, la maggior parte dei quali europei, sotto il dominio del padrino americano. Naturalmente, dopo l'integrazione degli Stati baltici nel 2004, la Russia teme che un altro dei suoi vicini del famoso «straniero vicino» (3) si unisca a questa organizzazione, che considera una minaccia diretta ai suoi interessi vitali. La NATO, da parte sua, ha preso immediatamente le difese dell'Ucraina in questa vicenda, affermando, attraverso il suo segretario generale, il norvegese laburista Jens Stoltenberg, «Rimaniamo impegnati a fornire supporto politico e pratico alla Georgia e all’Ucraina» (4).

Tuttavia, nonostante quel che afferma la stampa borghese (5), i paesi membri della NATO non formano un fronte unito. Come hanno dimostrato Karl Marx e Friedrich Engels, la concorrenza è consustanziale al modo di produzione capitalistico e all’ordine borghese. In «La situazione della classe operaia in Inghilterra», Friedrich Engels scrisse: «La concorrenza è l'espressione più completa della guerra di tutti contro tutti, che predomina nella moderna società borghese. Questa guerra, una guerra per la vita, per l'esistenza, per tutto, e perciò anche in caso di necessità una guerra di vita o di morte, non sussiste soltanto tra le diverse classi della società, ma anche tra i singoli membri di queste classi; ciascuno è di ostacolo all’altro, e perciò ciascuno cerca di togliere di mezzo tutti coloro che  gli sono d’ostacolo e di porsi al loro posto. Gli operai sono in concorrenza tra loro così come lo sono i borghesi tra loro» (6).

Ora, ciò che è vero per le imprese capitaliste è vero anche per gli Stati imperialisti. Così, anche se la NATO, fin dalla sua creazione, è stata sotto il dominio egemonico del padrino nordamericano, alcuni poli di protesta hanno cercato di difendere orientamenti strategici che possono differire da quelli degli Stati Uniti. È il caso, in particolare, della Germania, contraria agli Stati Uniti sulla questione dell'ingresso dell’Ucraina nella Nato. La posizione della Germania nei confronti dei suoi alleati della Nato è incomprensibile se si ignorano gli interessi economici comuni tra Germania e Russia. Fedeli alla concezione materialistica della storia elaborata da Marx, noi continuiamo a mettere in luce il peso delle determinazioni economiche nella conduzione delle relazioni interimperialiste.

Il progetto «Nord Stream 2» è il simbolo più importante dei legami economici tra Russia e Germania. Questo gasdotto che collega i due Paesi attraverso il Mar Baltico, i cui lavori si sono conclusi nel settembre 2021 dopo diversi anni di una lunga e difficile gestazione, dovuta in particolare all’opposizione degli Stati Uniti a questo progetto, mira a rifornire il continente europeo con gas di origine russa. Sono questi rapporti economici che spiegano lo storico rifiuto della Germania di vendere armi all’Ucraina, rifiutandosi di offendere la Russia, questo importante partner commerciale. Così, nel maggio 2021, «le autorità tedesche hanno usato il diritto di veto all’interno della Nato per impedire la fornitura di armi a Kiev e hanno bloccato la consegna di 90 fucili americani Barrett M82 e 20 fucili anti-drone EDM4S-UA dalla Lituania. L'Ucraina lo aveva richiesto all’inizio del 2021 nell'ambito dell’Agenzia di sostegno e di acquisto della Nato (Nato Support and Procurement Agency» (7).  

Queste tensioni al confine russo-ucraino mettono in luce le contraddizioni in atto all’interno di un complesso gioco inter-imperialista in cui gli scontri Occidente-Russia non devono oscurare l’equilibrio di potere e le questioni interne nel seno degli stessi raggruppamenti imperialisti. Più che la difesa dei cosiddetti valori occidentali contro l’«illiberalismo» russo o l'integrità degli Stati sovrani, sono proprio gli interessi economici propri degli Stati imperialisti a determinare gli orientamenti geostrategici e geopolitici, e spiegano questi inevitabili e presunti imprevedibili ondeggiamenti e altri «tradimenti», come nel caso dei sottomarini americani venduti all’Australia. Per il momento, sembrerebbe che questo confronto sia ancora solo un confronto diplomatico e verbale e che nessuno degli Stati sia davvero desideroso di andare verso un conflitto armato o anche semplicemente economico. Così, dietro le grinfie del Segretario di Stato Blinken, che afferma: «Abbiamo fatto capire al Cremlino che faremo una rappresaglia, in particolare con una serie di misure economiche ad alto impatto che in passato ci siamo astenuti dall’utilizzare», quest'ultimo si affretta a sottolineare che «la diplomazia è l'unico modo responsabile per risolvere questa potenziale crisi». Allo stesso modo, Vladimir Putin ha cercato di temperare l’ardore bellicoso della Russia, dichiarandosi anch’egli a favore di una soluzione diplomatica. «Proponiamo di avviare trattative sostanziali su questo argomento. […] Abbiamo bisogno di garanzie giuridiche, poiché i nostri colleghi occidentali non hanno rispettato i loro obblighi orali in modo appropriato», ha così sottolineato Putin (8).

Ma se l’episodio attuale non sfocerà direttamente in uno scontro militare, si può affermare con certezza che in un futuro non così lontano le contraddizioni economiche e geopolitiche saranno tali da implicare interventi armati e scontri diretti. Contrariamente alle speranze dei pacifisti democratici borghesi di ogni tipo, il capitalismo non può essere un fattore di pace, di riconciliazione tra i popoli o di pacificazione. Come ammise il socialista riformista francese Jean Jaurès, «il capitalismo porta in sé la guerra come una nuvola porta la tempesta». L'Ucraina è uno dei luoghi che possono diventare un focolaio di guerra imperialista quando le tensioni internazionali, acuite dalle crisi economiche, spingeranno ancora una volta i grandi imperialismi verso un terzo conflitto mondiale. Le «nuvole» minacciose continuano ad accumularsi, ma non siamo ancora alla vigilia di un tale conflitto; inoltre, le future alleanze di guerra non sono ancora state fissate: riusciranno Russia e Stati Uniti a raggiungere un accordo contro la Cina, o si concretizzerà l’asse russo-cinese contro gli Stati Uniti? ecc.? Senza dubbio, i circoli imperialisti considerano tutte le ipotesi e si preparano alle guerre in Europa, come dimostrano i leader militari francesi (9).

Indipendentemente dalle contraddizioni imperialiste e dalle loro conseguenze, solo una classe sociale è in grado di porre fine alla guerra per sempre e di rendere la fratellanza tra gli uomini più che un vano sogno. Certo, il proletariato, in particolare in Ucraina e in Russia, ha attualmente le maggiori difficoltà a lottare su basi di classe, affogato com’è nelle lotte interclassiste o piccolo borghesi, illuso da miraggi democratici e paralizzato dalla propaganda nazionalista. Ma certo, come il giorno segue la notte, le contraddizioni intrinseche al modo di produzione capitalistico non possono che risvegliare questo gigante addormentato, spingendolo a rompere completamente con la borghesia e i suoi servi e a ricostituire le sue organizzazioni di classe: allora, sotto la guida del suo partito di classe, potrà intraprendere la lotta finale contro il capitalismo.

 

Neanche una goccia di sangue proletario per difendere i confini e la sovranità nazionale borghesi!

Per l’unione dei proletari di Russia, Ucraina e deglialtri paesi contro il capitalismo e l'imperialismo!

Per la ripresa della lotta di classe nella prospettiva della rivoluzione comunista internazionale affinché l’umanità possa porre fine alle guerre per sempre!

 


 

(1) Cfr “Tensioni tra Russia e Ucraina: truppe ammassate al confine, Mosca avvisata da Washington... Il punto sulla situazione”, Le Monde, 1/12/21

(2) Ricordiamo che qualche mese prima Joe Biden aveva qualificato Vladimir Poutine come un “killer”, provocando analoghe reazioni da parte della Russia e testimoniando una vera e propria guerra fredda diplomatica tra le due potenze.

(3) Nella dottrina geopolitica russa, il vicino estero si riferisce agli Stati membri della Comunità degli Stati Indipendenti (CIS), struttura creata nel 1991 in sostituzione dell’URSS.

(4) Cfr “Tensioni tra Russia e Ucraina”, Le Monde, cit.

(5) Ad esempio questo articolo nell'edificante titolo di Le Monde, “Paesi della Nato uniti di fronte alle ‘intimidazioni’ della Russia in Ucraina”, datato 12/01/21.

(6) Friedrich Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra, 1845, capitolo “La concorrenza”, Edizioni Rinascita, Roma 1955, p. 101.

(7) Cfr. questo articolo dell’agenzia di stampa statale ucraina, Urkinform, “L'Ucraina è in trattative con la Germania per sbloccare l'acquisto di armi attraverso l'Agenzia di supporto e sviluppo NATO Procurement Through the NATO Supply and Support Agency”, www.ukrinform.fr, 14 dicembre 2021.

(8) Cfr “Tensioni tra Russia e Ucraina”, Le Monde, cit.

(9) Cfr "Venti di guerra in Europa", Le Proletaire n° 542.

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

25 dicembre 2021

www.pcint.org

 

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