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Svizzera:

Sciopero dei riders Smood.

Quali lezioni?

 

 

SFRUTTAMENTO SENZA LIMITI

 

Nella Svizzera romanda, Smood è una delle principali società di consegna a domicilio di pasti da ristorante e ordini di cibo per privati. Si vanta di essere la più dinamica e mira a diventare la più potente in Svizzera contro concorrenti come EAT.ch, Uber Eats o Just Eat. Ma dietro a Smood c’è Migros, la più potente azienda di distribuzione di supermercati, con un fatturato di 28 miliardi di euro nel 2021 e un utile netto di 650 milioni di euro. Migros partecipa per il 35% nel capitale di Smood e non è impossibile che un giorno assorba questa piccola pedina come è abituata a fare con tante altre per ampliare ulteriormente la sua base di servizi sul mercato, oppure sputarla se si presentasse un’occasione migliore.

Con una tale base finanziaria, per Smood è certamente promesso un brillante futuro capitalista. Ma il suo sviluppo dipende solo in modo molto secondario dal suo finanziamento di capitale, si basa essenzialmente sulla sua capacità di sfruttare e sfruttare al meglio i suoi 1.200 fattorini con lo status di lavoratori che possono essere tagliati o sottoposti a corvè a piacimento.

Smood ha più di un trucco per fare pressione sui riders. Fino a poco tempo fa utilizzava i servizi di outsourcing di AlloService, che le consentivano di ottenere una flessibilità ancora maggiore per i lavoratori. Questo subappaltatore infatti lavorava per conto quasi esclusivamente di Smood, e quando quest’ultima ha voluto ridurre il personale lo ha fatto attraverso di essa. Nell'estate del 2021, a seguito di «disaccordi» tra le due società secondo la versione ufficiale, si parlava di licenziare da AlloService 250 riders, cifra che sarebbe poi passata a 150 o 120. Smood aveva bloccato la sua piattaforma a questo subappaltatore, la questione è stata rapidamente risolta. UNIA (1) ha reagito come sanno fare i tirapiedi, chiedendo «l’apertura di una procedura di consultazione», e infine ha accolto con favore la buona responsabilità di Smood: «... un enorme passo avanti è stato compiuto da Smood a seguito di questo caso» , «L'azienda ha deciso di porre fine a questo sistema di subappalto. Certamente sta solo rispettando i propri obblighi di legge, ma è una buona notizia per i fattorini che saranno tutelati da un quadro giuridico definito (sic)» (2), e poi ricordando alla «madrina» Migros «le sue responsabilità»!   

Ma il cinismo di Smood quando si tratta di esternalizzazione non si ferma qui. L'azienda afferma di avere 1.200 dipendenti, ma 500 di loro hanno contratti con un’altra società cosiddetta di noleggio di servizi o, sotto altro nome, un’agenzia interinale: Simple Pay. Le condizioni di lavoro e la retribuzione sono persino peggiori rispetto a Smood, che si prende la sua quota di profitto nel passaggio. Simple Pay arriva fino ad imporre, secondo un sistema noto in Inghilterra, contratti a 0 ore, vale a dire che il lavoratore ha l’obbligo di rimanere completamente a disposizione di Simple Pay, ma senza alcuna garanzia di consegne da fare. Il vantaggio per Smood è di avere un serbatoio flessibile di forza lavoro, che può essere pompato o svuotato a seconda delle esigenze immediate nel mercato delle consegne a domicilio. Smood, Simple Pay, AlloService: questo è il mondo cinico della ricerca del profitto attraverso lo sfruttamento più vergognoso dei proletari. Si noti che durante lo sciopero dei riders, è Simple Pay che ha fornito i crumiri per compensare l’assenza degli scioperanti.

Le condizioni di lavoro in Smood sono simili a quelle di altre società di servizi di consegna: bassi salari, orari incontrollati ed elastici, tempi di attesa non contabilizzati, indennità miserabili per le attrezzature, viaggio pagato forfettariamente a consegna e non a tempo, corrieri uberizzati. Gli straordinari spesso non vengono pagati. I fattorini non hanno la possibilità di sapere se i loro clienti hanno selezionato la corsa con una percentuale aggiuntiva di mancia, il sistema della piattaforma è opaco su questo argomento. Solo il capo conosce i conti e alla fine può fare ciò che vuole con le mance. Nel complesso delle misure operative, ci sono penalità per consegne che Smood ritiene non eseguite correttamente, ma anche per il selfie se ritenuto difettoso o l'outfit non corretto (prima di iniziare la sua consegna, ogni corriere deve farsi una foto, per dimostrare che indossa abiti Smood e che è ben equipaggiato con la sua borsa Smood). Il quotidiano Blick del 18/11/2021 riportava a tal proposito le parole rivelatrici di un fattorino: «Hanno cercato di detrarre poco più di 40 franchi dal mio salario perché la borsa McDonald’s che conteneva un ordine era caduta. Ma possiamo anche essere penalizzati perché non abbiamo fatto bene i nostri selfie» (…) «Ho dovuto aspettare fino a ottobre perché mi versassero i miei soldi. Ci sono state fino a 10 ore di lavoro non retribuito e ho dovuto insistere per vederne il colore. Purtroppo ci sono corrieri che, dopo aver fatto pressioni per mesi, non vengono mai pagati. Finiscono per arrendersi. Questo è un furto».  

Un'altra testimonianza esprime la realtà del lavoro da schiavi: «Ho lavorato sette giorni su sette e guadagnavo solo 2000 franchi al mese. Dopo aver dedotto i costi, mi restavano solo 1000 franchi. Se vivessimo in Francia, forse sarebbe possibile cavarsela, ma a Ginevra, con due figli, affitto, assicurazione e tasse... Ho passato giorni lavorando dalle 8:00 alle 18:00 per essere pagato solo per quattro ore. Non era possibile continuare» (L’evento sindacale, 9/02/2022).  

A ciò si aggiunge la concorrenza tra riders per aggiudicarsi gli ordini, situazione che oggettivamente rende più difficile l’unità e la solidarietà. Ancora una volta una testimonianza illustra bene il problema: «Prima di settembre 2021 abbiamo dato la nostra disponibilità per il mese e i dirigenti ci hanno dato i nostri orari. Ora dobbiamo registrarci per i turni tutti i giorni. I turni escono tutti i giorni alle 4:24 del mattino e siccome il primo arrivato è il primo servito, dobbiamo impostare una sveglia ogni notte per connetterci. Ciò genera una concorrenza malsana tra gli stessi fattorini. E diventa sempre più difficile ottenere turni superiori alle 5 ore al giorno. Devo lavorare 7 giorni su 7 per ottenere le mie 175 ore al mese» (Solidarités, 14/04/2022).

 

LO SCIOPERO DEI RIDERS

 

Per lottare contro queste condizioni estreme di sfruttamento capitalista, un gruppo di fattorini di Smood, a Yverdon (Canton Vaud), ha iniziato a mobilitarsi scioperando il 2 novembre 2021. Il loro movimento di sciopero si è poi esteso a una dozzina di altre città, tra cui la principali, Ginevra, Losanna e Neuchâtel. Il numero degli scioperanti da 80 a 100 è sicuramente di tutto rispetto nell’ambiente sociale in Svizzera, ma è il segno che lo sciopero non  sia stato molto seguito e che poteva davvero bloccare i servizi di Smood, quindi attaccarne i profitti. Ma nonostante le difficoltà nel fare di questa lotta un movimento compatto, va salutata perché ha avuto il grande merito di ricordare che senza una mobilitazione attiva, senza l’arma dello sciopero, gli operai sono totalmente impotenti di fronte allo sfruttamento capitalista e di fronte al doppio baluardo padronato-sindacati della Pace del Lavoro e della collaborazione di classe che in Svizzera è totalmente istituzionalizzata.

Le richieste dei riders riguardano principalmente l’aumento della paga oraria, il pagamento dei tempi di attesa, l’aumento per le spese di lavoro e di viaggio, la fine dell’arbitrarietà padronale su salari, mance, sanzioni. La dispersione geografica su più Cantoni, la debolezza quantitativa della mobilitazione degli scioperi, hanno permesso all’UNIA di porsi rapidamente come interlocutore dei riders in lotta. L’UNIA ha poi trascinato il movimento nella sua procrastinazione democratica, le sue richieste di aiuto alle autorità, le sue richieste di dialogo e negoziazione, le sue richieste di ricorso individuale ai tribunali del lavoro (3), le sue petizioni impotenti. L’obiettivo reale ma nascosto di UNIA era appoggiarsi sullo sciopero per promuovere se stessa come interlocutore-partner sociale di Smood, imporsi come partner sindacale per sviluppare una Convenzione Collettiva del Lavoro (CCT) e poi, attraverso organizzazioni come i le commissioni paritetiche d’azienda, garantire la pace sociale nell’azienda per il resto della sua esistenza.

 

LA GUERRA FRATRICIDA DELLE BONZERIE SINDACALI

 

Il 19 maggio 2022, un rombo di tuono ha mandato in frantumi il piccolo mondo sindacale: l'UNIA aveva appena visto spazzare via il suo partenariato sociale da un altro sindacato della USS. La stampa ha annunciato quel giorno la conclusione di una CCT tra Smood e Syndicom (4). Questo accordo è il risultato di un anno e mezzo di trattative nella più assoluta e totale segretezza. La concorrente UNIA, che utilizzava lo sciopero dei corrieri per promuoversi come partner sociale di Smood, ha appreso la notizia dalla stampa. I riders hanno avuto 2 giorni di tempo per rispondere a questo accordo, fatto apposta per tagliare l’erba da sotto i piedi degli scioperanti. Scommettiamo che i recalcitranti si ritroveranno in una lista nera di Smood che, CCT o meno, ha mille modi per scacciarli. Le condizioni di lavoro e le retribuzioni descritte, a volte vagamente, in questo accordo sono ovviamente lontane dalle richieste dei riders in lotta. Ma è chiaro oggi che con questa convenzione si provoca un corto circutito nella lotta che agisce da formidabile diversivo. Avrà una forza di attrazione difficile da aggirare per incanalare verso di lei tutte le discussioni sulle condizioni di lavoro allo Smood e riportare così i contestatori al tavolo delle trattative, ufficialmente rappresentati e ben inquadrati dal sindacato Syndicom, che è diventato una “casa comune”.  

Ma perché tanta perfidia tra i sindacati della USS? Tra i sindacati, anche se affiliati alla stessa casa socialdemocratica e come in tutti i paesi vicini, c’è una guerra di concorrenza per aumentare le rispettive posizioni nei rami dell'industria e dei servizi così come nelle strutture sociali. Le ragioni di questa guerra non sono ragioni di divergenze politiche, si trovano in campo finanziario. Una maggiore influenza significa anche una migliore compensazione per i servizi di pace sociale resi ahli imprenditori, attraverso detrazioni “professionali” o altre fonti.

In Svizzera, ma non solo, il finanziamento dei sindacati è assolutamente opaco, un’opacità mantenuta in un perfetto accordo tra loro e il padronato. Per illustrare le esigenze finanziarie dei sindacati, l’UNIA funziona con ricavi pari a 143 milioni di franchi (dato 2019), ovvero circa 136 milioni di euro. La principale fonte dei ricavi è il prelievo generalmente da 5 a 10 franchi al mese dalle retribuzioni dei lavoratori dipendenti da una CCT, i lavoratori sindacalizzati che contribuiscono ai sindacati firmatari possono farsi rimborsare questo prelievo, misura ereditata dalla Pace del Lavoro del 1937. Ovviamente solo i sindacati che fanno parte della Commissione paritetica prevista dalla CCT beneficiano della manna. Buona carta per Syndicom, pessima per UNIA!

Nel caso di Smood, la recentissima CCT prevede che: «Il datore di lavoro riscuote dai collaboratori/collaboratrici soggetti/e al campo di applicazione della CCT e che non sono affiliati/e ad un sindacato firmatario dell’accordo un contributo mensile alle spese di esecuzione di un importo corrispondente a 0,025% del salario-base». Vale a dire che per 2000 franchi di salario lordo il contributo è di 5 franchi.  

L’UNIA è contrariata per questo brutto tiro dal sapore mafioso: «Gli scioperanti e il loro sindacato più rappresentativo sono stati completamente esclusi dalle trattative, questo è inammissibile!». Ma perché non è contenta che Smood abbia firmato una CCT, che era proprio lo scopo del suo «sostegno» allo sciopero? In ogni caso, Syndicom ha ottenuto ciò che la stessa UNIA cercava di ottenere: rinchiudere i proletari di Smood nella camicia di forza di una CCT, legata all’obbligo di rispettare questa Pace del lavoro iscritta anche nel Codice degli Obblighi ( 5), rendendoli prigionieri delle procedure burocratiche di «regolamento dei conflitti», deviando così ogni accenno di azione classista nel pantano del sacrosanto «dialogo sociale» della collaborazione di classe.

Oggi questa CCT si è appena invitato nella lotta dei riders come elemento di divisione dei lavoratori, di coloro – già minoranza – che vogliono continuare la loro lotta diretta e di coloro che si accontenteranno di qualche briciola della CCT.  

 

QUALI LEZIONI DA TRARRE DALLA LOTTA, POSSIAMO RIPRENDERLA?

 

Lo sciopero dei riders di Smood è stato seguito per tempi variabili a seconda delle regioni e non è riuscito a ottenere soddisfazione sulle sue richieste, subordinato com’era a difficoltà di mobilitazione, inesperienza, continue deviazioni sindacali dall’asse della lotta, e infine all’uscita dal cappello di Smood di una CCT inaspettata.

Ma la loro lotta potrà rinascere solo se i riders usciranno dall’influenza e dalle braccia dei sindacati, dell’UNIA in particolare e di Syndicom, che d’ora in poi difficilmente potranno evitare. Questi sindacati continueranno a sballottarli da un tavolo all’altro, da un tribunale borghese all’altro, da una sterile petizione all’altra, da un lacrimoso appello all’arbitrato delle autorità borghesi all’altro, da un appello alla ragione ai padroni a un altro, da un appello all’opinione pubblica all’altro.

Questa situazione di lotta fortemente tradita dai vertici sindacali non è un fatto nuovo. Per poter rafforzare le loro lotte e organizzarle in un movimento classista, i lavoratori devono organizzarsi in completa indipendenza dalle organizzazioni sindacali, sindacalizzati o meno. Devono scartare i cosiddetti modi «tranquilli» e «responsabili» della collaborazione di classe. In questo universo di riders, particolarmente individualizzato, atomizzato, dove i lavoratori entrano anche in diretta concorrenza tra loro, un lavoro di costruzione di un’unità classista è vitale perché le lotte interrompano la dispersione e cementino un blocco capace di confrontarsi con i padroni e di contrastare intrighi, manovre, manipolazioni e altri imbrogli sindacali. Questa è una condizione essenziale per considerare l’eventuale ripresa della lotta una volta o l’altra.

No, i proletari non hanno solo la possibilità di scegliere tra negoziazioni e tribunali del lavoro!

I proletari hanno i loro mezzi di lotta di classe da usare e la loro indipendenza di classe da difendere!

 


 

(1) Principale sindacato affiliato alla USS (Union Syndicale Suisse), un’organizzazione ombrello socialdemocratica di estrema destra che riunisce la stragrande maggioranza dei sindacati in Svizzera. Pilastro storico e istituzionale della Pace del Lavoro.

(2) L'evento sindacale, quotidiano UNIA, n° 22, 2/06/2021.

(3) L'evento sindacale n° 20 del 18.05.2022 indicava che: «Non avendo avuto esito positivo i mezzi di contrattazione collettiva e di conciliazione, quattro richieste per il diritto al lavoro sono state presentate contemporaneamente ai Tribunali del lavoro di Ginevra, Vaud, Neuchâtel e Vallese per un importo di 125.000 franchi. L'UNIA incoraggia gli altri dipendenti Smood a intraprendere un’azione legale per rivendicare quanto dovuto. In altre parole, infierire sull’azione collettiva dei lavoratori e sul loro tentativo di resistere con lo sciopero». Con questa dichiarazione l’UNIA incoraggia apertamente i riders a cessare la loro lotta. Siamo alla vigilia del 19 maggio.

(4) Syndicom è principalmente e storicamente il sindacato delle comunicazioni e dei media, ma opera anche in altri rami come la logistica. È il quarto più grande dei sindacati dell’USS.

(5) Il Codice degli Obblighi fa parte del Codice Civile svizzero e si occupa del diritto privato, in particolare del diritto commerciale.

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

25 maggio 2022

www.pcint.org

 

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