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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                


 

La posizione di classe del proletariato contro la guerra imperialista, in qualunque paese, in Russia e in Ucraina, in Europa e nelle Americhe, in Cina, in Giappone e in tutto l’Oriente, in Australia e in Africa, è una sola: Lotta di classe, prima di tutto contro la propria borghesia, e lotta di classe contro le borghesie di tutti gli altri paesi. Proletari di tutto il mondo unitevi, significa esattamente questo!

 

 

La guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina è una guerra imperialista attualmente circoscritta all’Ucraina ed insiste direttamente sui paesi europei. Le sue caratteristiche imperialiste hanno coinvolto inevitabilmente i paesi dell’imperialismo occidentale, innanzitutto Stati Uniti d’America e Regno Unito e tutti i paesi dell’Unione Europea. Ma questa guerra ha radici molto più lontane nel tempo. Dovremmo riandare al 1991-1992, al crollo dell’URSS e all’aggravamento di un disordine mondiale che stava avanzando sulla cresta delle crisi capitalistiche che scuotevano il mondo fin dalla grande crisi mondiale del 1975.

La Russia, nel giro di cinque anni, perdeva così il dominio sui paesi dell’Europa dell’Est che hanno rappresentato per la Russia quello che, in un certo senso, i paesi dell’America Latina rappresentavano all’epoca per gli Stati Uniti d’America: il cosiddetto giardino di casa nel quale il paese dominante detta legge con la propria politica imperialistica e l’immancabile tallone di ferro. E perdeva anche il controllo sui paesi del Caucaso e dell’Oriente russo. Quel che non ha perso è la sua tendenza storica ad estendere il proprio dominio nelle aree confinanti del suo "continente euro-asiatico". Verso l’Europa ha tentato di riprendere il controllo sulla Bielorussia e sull’Ucraina; nel primo caso c’è riuscita, nel secondo caso no. Il contrattacco predisposto dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti (attraverso l’inglobamento nell’UE e nella Nato) ha avuto successo praticamente in tutte le ex-repubbliche sovietiche est-europee. L’Ucraina doveva essere il grande paese con il quale l’Occidente "democratico" chiudeva i confini militari europei dell’Orso russo.

La storiella della "demilitarizzazione" e della "denazificazione" dell’Ucraina, che la Russia di Putin ha sbandierato per giustificare la sua guerra, è stato il rozzo tentativo di far passare una guerra di rapina come fosse una guerra "patriottica" con la quale difendere la Grande Madre Russia dall’attacco che le potenze occidentali stavano preparando usando l’Ucraina "nazista" di Zelensky come un corpo speciale della Nato per piegare lo Stato russo agli interessi dell’Occidente imperialista.

Che in ballo ci siano interessi imperialistici e che questi interessi combinino fattori economici e politico-militari è fuor di dubbio. Le riserve minerarie del Donbass, la grande fertilità della terra che fa dell’Ucraina una delle maggiori esportatrici di grano al mondo e la posizione strategica del paese rispetto al Mar d’Azov e al Mar Nero, sono motivi sufficienti perché lo zarismo prima e la Russia stalinista e imperialista poi, abbiano sempre mirato al dominio su questa nazione.

La propaganda russa che inneggiava alla difesa della popolazione filorussa dell’Ucraina, accusando il governo Zelensky di reprimerla in quanto filorussa con l’intento di "ucrainizzarla" a tutti i costi , faceva da contraltare alla propaganda ucraina dell’indipendenza e della sovranità nazionale "conquistata" dopo il crollo dell’URSS e che i filorussi di Crimea e del Donbass mettevano in discussione. Di fronte al colpo di mano russo con cui Mosca si è annessa la Crimea nel 2014, il governo di Kiev, sostenuto dagli imperialisti occidentali e stimolato a contrastare economicamente, politicamente e militarmente le province filorusse del Donbass che rivendicavano autonomia, si è sempre più legato a Washington, a Londra, a Berlino, a Parigi, a Roma per poter accelerare il suo percorso di adesione sia all’Unione Europea che alla Nato.

Negli 8 anni dall’annessione della Crimea alla Russia , il contrasto non poteva che aumentare portando la tensione tra i due paesi a livello dello scontro bellico.

I proletari russi e i proletari ucraini sono stati oggetto di una propaganda che mirava a questo scontro di guerra, sia da parte russa che da parte ucraina, come d’altra parte dimostra il fatto che, nello stesso tempo, il governo di Kiev provvedeva ad armarsi grazie al consistente apporto da parte, soprattutto, di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia. Solo gli USA, dal 2014 a tutto il 2021, hanno sostenuto il governo di Kiev con oltre 4,6 miliardi di dollari, di cui 2,5 di armamenti (1). Ma gli armamenti occidentali non hanno preso soltanto la strada di Kiev. Nonostante le grandi dichiarazioni di pace e le sanzioni sbandierate contro la Russia per aver "attentato alla sovranità nazionale ucraina" annettendo la Crimea, tra il 2015 e il 2020 ben 10 paesi (Francia, Germania, Italia, Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Finlandia, Slovacchia e Spagna) hanno esportato in Russia 346 milioni di euro di armi, con la Francia che ha fatto la parte del leone con 152 milioni di euro, seguita a ruota dalla Germania con 121,8 milioni di euro. Ma l’Italia non è rimasta indietro; il governo Renzi, con Paolo Gentiloni suo ministro, nel 2015 ha venduto alla Russia blindati terrestri per 25 milioni di euro, e nel 2021, il governo Draghi, con Di Maio suo ministro, le ha venduto armi e munizioni per altri 22 milioni di euro (2). Alla faccia della pace sbandierata ai quattro venti e delle sanzioni contro l’aggressore Russia!!! Gli affari sono affari!

I governi borghesi, d’Europa, d’America o di qualsiasi altro paese, mostrano per l’ennesima volta che tutti i discorsi fatti sulla pace, sui valori della democrazia da difendere, hanno un solo grande scopo, mascherare la vera natura del potere borghese, la vera natura del capitalismo su cui la borghesia ha impiantato il suo potere: il profitto e il dominio imperialistico sulle nazioni più deboli. E per questi obiettivi non si fanno alcuno scrupolo nel gettare benzina sul fuoco, vendendo armi di ogni genere ad entrambi i paesi belligeranti. Tanto chi ci perde non è il capitale, non è il sistema capitalistico; sono invece le masse proletarie, le popolazioni civili che vengono massacrate sotto i bombardamenti, costrette a fuggire come animali spaventati; popolazioni che, nel tentare di rifugiarsi in luoghi e paesi in cui non c’è la guerra, finiscono comunque in bocca agli stessi briganti imperialisti che hanno stimolato e preparato la guerra.

I proletari europei, direttamente coinvolti nella guerra russo-ucraina, ai quali tutti i governi si rivolgono perché si impegnino a sopportare i sacrifici economici e sociali necessari per portare aiuto all’Ucraina nella sua "guerra di difesa", non hanno nessun interesse da condividere con le rispettive borghesie dominanti che, anche attraverso questa guerra, cercano, da un lato, di fare più affari possibile e di mantenere la ripresa economica messa in pericolo dalla stessa guerra caricando il maggior peso delle mancate esportazioni sulle condizioni di vita e di lavoro proletarie, mentre, dall’altro lato, cercano di legare ancor più i propri proletariati alla collaborazione di classe, necessaria per i profitti in tempo di pace, ma ancor più indispensabile in tempo di guerra perché quando arriverà "la chiamata alle armi" la borghesia di ogni paese vorrà avere un proletariato disciplinato e pronto a soddisfare le esigenze del capitalismo nazionale in lotta con gli altri capitalismi nazionali concorrenti.

L’interesse storico dei proletari è di liberarsi dallo sfruttamento a cui è sottoposto nella società borghese, emanciparsi dalla schiavitù salariale che lo obbliga a sfamarsi solo alla condizione di sottoporsi ai rapporti di produzione e sociali borghesi e che lo costringe a trasformarsi in carne da macello ogni volta che la borghesia dominante entra in conflitto armato con le borghesie straniere. Questo interesse storico, che poggia sull’antagonismo di classe connaturato con la società capitalistica, diventa il compito che i proletari di tutti i paesi hanno nel rivoluzionare da cima a fondo l’intera società del capitale.

La lotta per vivere, o meglio per sopravvivere, che ogni proletario è costretto a condurre in tutta la sua vita sotto il dominio della borghesia, diventa lotta di classe, cioè la lotta di tutti i proletari in quanto lavoratori salariati, aldilà della loro età, genere, nazionalità o professione, perché il sistema economico e sociale che li pone fin dalla nascita nella posizione di classe sottomessa, di classe sfruttata, di classe dominata, venga una volta per tutte abbattuto per lasciare spazio ad un sistema economico e sociale in cui non vi siano più classi dominanti e classe dominate, sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dunque antagonismi tra le classi, concorrenza e guerre. Questo obiettivo non è utopistico, non è una fantasia fuori della realtà, per la semplice ragione che sarà il risultato storico della realtà stessa del capitalismo e della società borghese eretta su di esso.

Il lavoro salariato è la caratteristica tipica della società borghese, del capitalismo. Non esisteva prima della società borghese, e non esisterà dopo aver superato la società borghese. Il lavoro associato e l’applicazione della scienza alla produzione con le sue rivoluzioni tecniche continue, dunque la grande industria, e l’universalizzazione delle comunicazioni e delle relazioni tra i vari paesi del mondo, costituiranno l’apporto-base della società attuale alla sua trasformazione in una società senza classi, senza valori di scambio, senza denaro e senza concorrenza commerciale; in una società in cui non vi saranno più sprechi , produzioni nocive, inquinamenti e conflitti tra paesi e popoli perché le basi economiche degli sprechi, delle produzioni nocive, degli inquinamenti e dei conflitti tra paesi e popoli saranno state cancellate e sostituite da basi economiche atte a soddisfare non i mercati, non i capitali, non le borse, non i profitti capitalistici di cui gode soltanto un’infima minoranza di borghesi a detrimento della vita delle grandi masse del mondo, ma le esigenze di vita dei miliardi di uomini che abitano il pianeta.

Grande obiettivo storico, non c’è dubbio; ma che soltantola classe proletaria, la vera classe produttrice di tutta la ricchezza della società, sarà in grado di raggiungere. Per raggiungere questo grande obiettivo, il proletariato deve farlo suo, sentirlo come una necessità di vita, e perché questo avvenga il proletariato deve lottare contro i nemici che gli impediscono di imboccare questa via, deve prepararsi alla lotta classista, allenarsi alla lotta insieme ai fratelli di classe, ai proletari di ogni età, di ogni nazionalità, uomini e donne, fare esperienza diretta utilizzando i mezzi e i metodi della lotta classista (cioè quelli con cui si difendono esclusivamente gli interessi proletari, immediati e più generali) per poter riconoscersi come parte integrante di un unico grande esercito internazionale e riconoscere i nemici di classe. Nemici di classe che non sono soltanto i capitalisti, i padroni della terra, dei prodotti, del denaro, del potere politico, ma anche gli opportunisti, coloro che si fanno passare per rappresentanti degli operai, ma che in realtà svolgono il ruolo di affossatori della lotta proletaria, di sabotatori della lotta proletaria, che negano l’indipendenza di classe e sostengono la collaborazione di classe. Le lezioni della storia in questi campi sono numerose e fanno parte del bagaglio teorico e politico dell’unico vero rappresentante degli interessi storici del proletariato sotto ogni cielo: il partito di classe, il partito marxista rivoluzionario, che non si lascia lusingare dalla democrazia, né infinocchiare da una supposta spartizione "più equa" della ricchezza sociale, e tanto meno da quella piccola dose di pietà e di bontà che dovrebbe albergare nel cuore di ogni borghese, di ogni capitalista, di ogni guerrafondaio.

Come venne il momento per la classe borghese, nella sua lotta contro la nobiltà aristocratica, contro il clero e contro ogni monarchia, di abbattere il loro potere e sostituirsi ad essi al comando della società, incrementando lo sviluppo della nuova economia capitalistica contro la vecchia economia feudale e isolazionista, così verrà il momento per la classe proletaria, nella sua lotta contro ogni oppressione borghese, ogni oppressione economica e sociale capitalistica, di abbattere il potere della classe borghese come l’ultima classe che rappresenta la preistoria dell’umanità, ossia l’ultima delle società divise in classi contrapposte che l’umanità ha conosciuto nel suo lungo e millenario corso storico.

Ebbene, per combattere contro la guerra borghese, che ormai da più di cent’anni è soltanto guerra di rapina e imperialista, o i proletari riescono a reagire contro il dominio finora incontrastato delle borghesie imperialiste, o sono condannati a subire, guerra dopo guerra, pace dopo pace, le conseguenze sempre più tragiche delle inevitabili crisi del capitalismo. La guerra borghese non risolve la crisi economica e politica che l’ha fatta scatenare, superandola una volta per tutte. La guerra borghese si produce perché la crisi di sovraproduzione, che è caratteristica dello sviluppo del capitalismo, e che nel periodo storico dell’imperialismo diventa sempre più profonda e acuta, tenta di riportare le condizioni della concorrenza tra Stati e tra poli monopolistici alla situazione precedente, ad una situazione in cui l’economia capitalistica si espande invece di bloccarsi e recedere. Ma è lo stesso sistema capitalistico, per le caratteristiche della sua economia fondata sulla proprietà privata e sull’appropriazione privata delle ricchezze sociali prodotte, dunque su di un sistema di concorrenza sempre più forte e accanita, che, mentre temporaneamente supera il punto più critico della crisi di sovraproduzione, genera nuovamente i fattori di crisi ancor più gravi e di maggiore ampiezza. E’ la storia di tutte le crisi capitalistiche avvenute finora.

Per superare i momenti più critici delle sue crisi, la borghesia capitalistica non ce la farebbe se non avesse a fianco il proletariato, se i lavoratori salariati – proprio perché rappresentano la fonte della valorizzazione del capitale, dunque del profitto – non collaborassero, "facendo la loro parte", ossia sacrificando fino allo stremo la loro stessa vita, nella precarietà, nella disoccupazione, nella miseria, morendo sul lavoro e morendo in guerra. Dunque, la collaborazione di classe, se da un lato è il punto di forza della borghesia per uscire dalle sue crisi, è allo stesso tempo il suo punto debole sul quale il proletariato può e deve agire con la sua lotta. Senza una seria, puntuale e ampia lotta contro la collaborazione di classe, il proletariato non avrà mai la possibilità di imboccare la via per emanciparsi dal capitalismo; sarà sempre sottomesso esclusivamente alle esigenze di vita del capitale, dei mercati, del profitto capitalistico, e tornerà ogni volta a farsi massacrare solo ed esclusivamente per il benessere della borghesia.

La guerra russo-ucraina dimostra una volta di più che è proprio questo il punto cruciale che mette il proletariato nella posizione peggiore: si fa massacrare senza avere la forza di reagire in modo indipendente, al solo beneficio dei capitalisti di un fronte o del fronte opposto.

 

Contro la guerra imperialista, per la ripresa della lotta classista indipendente del proletariato!

Contro la collaborazione di classe, innazitutto con la propria borghesia nazionale! Contro ogni nazionalismo!

Per la riorganizzazione classista e indipendente dei proletari al disopra di divisioni di razza, nazione, genere, età, professione!

Per la rivoluzione antiborghese e anticapitalistica!

 


 

(1) Cfr. Il senso del supporto militare americano all’Ucraina, https://www.geopolitica.info/supporto-militare-americano-ucraina/, 21/01/2022.

(2) Cfr. Embargo a chi? Per anni armi "proibite" alla Russia, "il fatto quotidiano", 17/03/2022.

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

6 giugno 2022

www.pcint.org

 

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