Back

Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                


 

Lo squadrismo neofascista supportato dal governo democratico

 

 

18 febbraio 2023, meno di due settimane da quando stiamo scrivendo. Sono le prime ore del mattino e a Firenze la vita scolastica procede normalmente come ogni altro sabato. Di fronte al Liceo Classico Michelangiolo un gruppetto di sei neofascisti dell'organizzazione giovanile Azione Studentesca sta distribuendo dei volantini. È da notare che questi non erano nemmeno studenti della scuola, e che tutti avevano tra i 16 ed i 20 anni. I membri del democraticissimo Collettivo Studentesco dell'istituto, che, come accade in tutta Italia, è in mano alle forze democratiche ed antifasciste, spesso socialdemocratiche o socialriformiste, infastiditi dalla provocazione, decidono di protestare contro l'attività. Fin qui nulla di nuovo: screzi giovanili tra militanti di destra e di “sinistra”, come già accadevano negli anni passati e come accadono tutti gli anni, a ben vedere. Un manipolo di democratici esce rapidamente dalla scuola con la precisa intenzione di impedire il volantinaggio, portando un cestino in cui buttare i volantini e chiedendo di interrompere la distribuzione. La reazione dei neofascisti è però violenta: due dei democratici vengono buttati a terra e pestati. L'intervento di altri membri del Collettivo, l'arrivo di una professoressa e infine della polizia mette fine all'estemporaneo scontro. Subito è cominciata la propaganda del centrosinistra contro il fascismo crescente, con appelli accorati alla legalità costituzionale e alla democrazia; nel frattempo il governo tace. Del resto, la stessa Giorgia Meloni è stata responsabile di Azione Studentesca dal 1996 al 2000, dunque l'avvenimento è naturale che metta in imbarazzo una maggioranza che, alla fin fine, esce da quell'ambiente culturale e politico, di tradizione eminentemente missina. Il silenzio del governo e di tutti i partiti di maggioranza ha ovviamente alimentato ulteriormente la polemica da parte delle opposizioni, che hanno visto in questo silenzio una prova della complicità del governo rispetto ad azioni di carattere essenzialmente squadrista come quella avvenuta. In questo contesto politico, la polemica è rinfocolata da una circolare emessa dalla preside del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci, Annalisa Savino (si noti che non è il Liceo davanti al quale sono avvenuti i fatti). La lettera è sicuramente un documento antifascista (nel senso deteriore della parola), come emerge dal testo, da cui traiamo qualche brano. Ad esempio, si dice: «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ - diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee». Immancabile, per gli antifascisti, la citazione di un eclettico anti-marxista di fama immensa quale fu Gramsci (nel nostro testo del 1955-57, Struttura economica e sociale della Russia d’oggi, questo era il giudizio sul marxismo di Gramsci: «[…] ortodossia ne aveva meno Gramsci che Turati») (1).  

La nostra posizione rispetto all'antifascismo è antica e invariante; affonda le sue radici nella continuità rivoluzionaria del programma e delle posizioni della corrente della Sinistra comunista che fondò il Partito comunista d’Italia nel 1921 e che si è sempre distinta per aver combattuto ogni espressione ideologica, culturale, politica del dominio borghese sulla società, considerando sia la democrazia che il fascismo  differenti metodi di governo dello stesso dominio capitalistico. Il fascismo nacque come risposta non ideologica, ma militare e squadristica, che la borghesia italiana scoperse nel periodo postbellico più pericoloso per il suo potere politico, quando cioè le masse proletarie, guidate dal Partito comunista rivoluzionario (appunto il Partito comunista d’Italia), mostravano con le loro lotte e la loro determinazione di «voler fare come la Russia», di voler trasformare la loro lotta di difesa economica in lotta politica rivoluzionaria. Il fascismo è nato, di fatto, come una costola della democrazia liberale, utilizzando tutti i mezzi democratici che il potere borghese aveva messo a disposizione, proteggendolo con le proprie forze dell’ordine nelle sue scorribande assassine contro i proletari per poi liberarsene quando si trattò di dare il colpo di grazia al movimento proletario di classe e di centralizzare al massimo le forze borghesi unificandole nella dittatura borghese apertamente dichiarata, appunto nel fascismo. La nostra posizione antidemocratica non è cambiata oggi, come non cambiò ieri di fronte al fascismo squadrista: siamo fondamentalmente antiborghesi, perciò coerentemente antidemocratici e antifascisti allo stesso tempo, come di fronte alla guerra imperialista siamo sempre stati contro entrambi i fronti belligeranti, proprio perché antiborghesi, in quanto comunisti rivoluzionari. L’antifascismo democratico è un inganno opportunista perché parteggia per un metodo di governo borghese, quello democratico, rispetto ad un metodo di governo altrettanto borghese, quello fascista. Ed è da questa posizione che derivano le parole contenute nel Distingue il nostro Partito, manchette che si trova riprodotta sulla stampa di Partito: rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali.  

Consideriamo l'antifascismo come ignobile opportunismo; dunque anche le affermazioni antifasciste di Gramsci. La lotta antifascista, come quella che propongono i democratici borghesi, i riformisti socialdemocratici e gli stalinisti, è radicalmente contraria alla natura del Partito di Classe. Il nostro non è il Partito della lotta unitaria democratica contro il fascismo. Il nostro è il Partito della Rivoluzione Proletaria Mondiale. Non commentiamo nemmeno l'idealismo della lettera, che vorrebbe ridurre il fascismo a «motivi politici» e la genesi del fascismo ad una violenza politica nata quasi per caso. Ma del resto, di fronte alla violenza fascista conclamata, ecco cosa ha da dire la preside (che si dimostra garante perfetto dell'ordine democratico e costituzionale): «Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza». Non è questa la soluzione dei problemi sociali.

Di fronte ai periodi di incertezza e di sfiducia collettiva nelle istituzioni, indipendentemente dai fascisti, la prospettiva in cui risiede la soluzione dei problemi sociali è quella della lotta rivoluzionaria e classista, che abbatta, alla fine, in uno scontro politico, sociale e militare, lo Stato borghese e che faccia collassare il sistema capitalistico. Dunque, a ben vedere, la propaganda del centrosinistra antifascista, che parrebbe così antigovernativa e dura nei confronti del sistema politico attuale, altro non è che un appello alla calma democratica ed al rispetto della legalità borghese. Semplificando il contenuto della lettera al minimo indispensabile troviamo in realtà il contrario di quanto viene spacciato dal giornalismo borghese: altro che lettera rivoluzionaria, pare più un appello elettorale!

Ovviamente il governo attuale non poteva sopportare questo smacco: il ministro Giuseppe Valditara ha voluto intervenire in modo piuttosto grottesco affermando che: « […] in Italia non c'è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c'è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il fascismo o con il nazismo» (il grassetto è nostro). Commentare queste parole in modo sensazionalistico non ci compete, poiché già lo ha fatto la stampa borghese, democratica o fascista che sia. Ovviamente la denuncia contro queste parole da parte di tutto l'agone politico italiano antifascista è stata praticamente generale. Vogliamo invece rimarcare delle posizioni chiare del nostro partito riguardo alla faccenda del fascismo e della democrazia, proprio in relazione ai disordini nell'ordine democratico. Sintetizza in modo mirabile un articolo del '71: «Alle vestali del fuoco sacro della democrazia non par vero di concentrare gli occhi e le forze dei proletari sul fenomeno del rinascente squadrismo e delle sue gesta al vetriolo: è in pericolo lo status quo; “sono minacciate le istituzioni nate dalla Resistenza” – esse gridano –; urge un fronte comune; uno schieramento unitario di difesa; un blocco, superiore alle classi, della civiltà contro la barbarie. Ma il fascismo non piove dal cielo. Esso è una manifestazione di una crisi interna del regime borghese, delle sue lacerazioni e antitesi, della sua malattia organica: e queste, dato e per nulla concesso che la democrazia intenda sradicare la “violenza squadrista”, sono e saranno altrettanto vive e reali nel suo seno. Se l'accozzaglia squadrista si lancia in puntate offensive, i suoi conati non rappresentano che la schiuma, l'eruzione epidermica, di un fatto altrimenti profondo; l'agitarsi del mondo capitalistico, dopo tanti anni di “opulenza” nel letto di spine di una recessione minacciosa. È su questo terreno che esso sorge, il medesimo che regge la democrazia» (2). 

Fascismo e democrazia vanno a braccetto, si integrano vicendevolmente, creano strumenti di dominazione comuni e imparano dai propri errori. Se lo squadrismo esiste, è anche perché esiste una condizione economica capitalistica che lo ha favorito, condizione che ovviamente la democrazia non ha alcun interesse nell'eliminare. Chiedere un «fronte unito» contro il fascismo, aderire dunque all'ideologia antifascista, è fare il gioco della classe dominante. L'unico modo per porre fine una volta per tutte all'ingiustizia, alla violenza politica, al disordine e alle disuguaglianze è quello che caparbiamente portiamo avanti, storicamente, da quasi due secoli: il comunismo!

 

Contro lo squadrismo fascista!

Contro l'ordine democratico antifascista!

Per il partito comunista mondiale!

 


 

(1) Struttura economica e sociale della Russia d’oggi. Articoli del 1955-57 raccolti in volume dallo stesso titolo, parte I, § 24. Ed. “il programma comunista”, 1976.

(2) Democrazia e fascismo si integrano a vicenda, Il Programma Comunista, 1971, n. 4, p. 1.

 

1 marzo 2023

 

 

Partito Comunista Internazionale

Il comunista - le prolétaire - el proletario - proletarian - programme communiste - el programa comunista - Communist Program

www.pcint.org

 

Top  -  Ritorno indice  -  Ritorno archivi