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Cechia

Di fronte a un'impotente "settimana di protesta", agli appelli al "dialogo sociale" e ai ritardi dei leader sindacali, i proletari devono prendere direttamente in mano la loro lotta!

Per la lotta di classe contro tutti gli attacchi dei capitalisti e del loro Stato!

 

 

La più grande confederazione sindacale della Repubblica Ceca, la ČMKOS, dopo l'annuncio di un minacciato sciopero per il 15 maggio 2023, foriero di proteste operaie, sta lanciando una settimana di proteste alla fine di giugno le misure di austerità del governo, che include la cosiddetta riforma delle pensioni. Si tratta di un altro passo per "portare il governo al tavolo delle trattative sulle proposte di misure per rimettere in sesto le finanze pubbliche del Paese"... ; e la ČMKOS ha già elaborato una "propria serie di misure" per la ripresa dell'economia nazionale per "mitigare" l'impatto del pacchetto di austerità del governo sui lavoratori e le loro famiglie. Tuttavia, i sindacati "invece di un dialogo aperto, che è l'unico modo per trovare soluzioni razionali", si trovano, secondo le loro stesse parole, di fronte a un governo che incolpa tutti gli altri per le proprie decisioni sbagliate.

Sebbene il leader della ČMKOS, Středula, abbia dichiarato che "lo scopo delle prossime proteste è quello di impedire al governo di approvare queste modifiche legislative", in realtà sta chiarendo che si tratta solo di un mezzo per fare pressione sul governo affinché ripristini il "dialogo sociale", per far sì che il governo "ascolti i lavoratori" (cioè i suoi rappresentanti - le maggiori organizzazioni sindacali) in modo che l'impatto delle misure di austerità non sia sopportato solo dai lavoratori. I capi sindacali si stanno solo strofinando il miele in bocca - come se il governo non fosse pienamente consapevole di ciò che sta facendo, come se non stesse facendo solo gli interessi dei capitalisti, e come se il dialogo sociale, cioè la collaborazione di classe, non sia sempre a spese della classe operaia! La ČMKOS vuole solo essere un partner e mediare tra gli attacchi della classe dominante e le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori. Questo è il vero contenuto della collaborazione di classe, di quel dialogo sociale in cui i sindacati si impegnano e con cui ingannano il proletariato!

Středula ha indicato chiaramente a cosa ricorreranno i sindacati se il governo non li ascolterà - ma non aspettatevi la preparazione di scioperi massicci e illimitati che danneggerebbero i profitti delle imprese capitaliste e il buon funzionamento dello Stato! "Spero che gli elettori si ricordino quando ci saranno le prossime elezioni - anche quelle europee, del Senato e regionali - di come si stanno comportando e che diano a queste entità politiche un conteggio equo", ci dice questo candidato alla presidenza che non ha avuto successo. È possibile che con questa frase voglia indicare che la prossima volta tenterà il Senato o il Parlamento europeo?! Non sarebbe un'eccezione: molti dei suoi ex colleghi sindacalisti (Falbr, Štěch, Zavadil...) hanno trovato un posto in tali istituzioni.

E’ nostro dovere dimostrare che solo la lotta indipendente di classe proletaria è la strada da percorrere. In Francia, le formidabili lotte di oltre due milioni di persone nel 1995, con i duri scioperi delle ferrovie e dei trasporti parigini, durati tre settimane con l'occupazione delle principali stazioni e il blocco del trasporto ferroviario, e che hanno coinvolto anche altre imprese come le poste, ecc. per costringere il governo ad abolire il cosiddetto Piano Juppé di allora (cioè l'abolizione dei "regimi pensionistici speciali" precedentemente concessi ad alcune categorie strategiche di lavoratori...) - non sono riuscite a far arretrare la borghesia dal suo intento di prolungare la vita lavorativa dei proletari aumentando la loro età pensionabile. Perché? Perché i proletari hanno lasciato la direzione e l’organizzazione delle loro lotte nelle mani dei sindacati ufficiali che si sono dimostrati, allora come oggi, i garanti della pace sociale e del sabotaggio delle lotte operaie.

Tuttavia, è anche nostro dovere sottolineare il mito dello sciopero generale, che è fortemente presente nella classe operaia. Il successo dello sciopero generale, come di qualsiasi altro sciopero, dipende soprattutto dall'orientamento e dagli obiettivi di chi lo conduce: sono gli interessi reali e di classe del proletariato, oppure interessi e obiettivi interclassisti e nazionali, cioè democratici? L'esempio del maggio e giugno 1968 in Francia: è stato il più importante sciopero generale del movimento operaio in quel paese (e in Europa) - 8-10 milioni di scioperanti, decine di migliaia di imprese occupate, anche le più piccole, un movimento durato due mesi... eppure i suoi risultati furono minimi, molto inferiori al movimento di sciopero del maggio-giugno 1936, quando gli scioperi furono molto meno numerosi; la settimana lavorativa di 40 ore ottenuta nel 1936, abolita nel periodo prebellico, non fu ripristinata nel 1968; le riforme sanitarie e previdenziali - a spese dei lavoratori, ovviamente! - per le quali i sindacati attuarono due scioperi generali nel 1967 - non sono state contrastate; la riduzione dell'età pensionabile a 60 anni non è stata raggiunta; gli aumenti salariali ottenuti sono stati inghiottiti dall'inflazione pochi mesi dopo. All'epoca, l'enorme forza che si formò nei luoghi di lavoro contro i padroni non si tradusse in una forza per ottenere le rivendicazioni, perché gli autoproclamati "rappresentanti dei lavoratori" - i capi sindacali - in realtà, in quanto buoni riformisti, sono soprattutto difensori degli interessi del capitalismo francese, piuttosto che difensori dei lavoratori. Pertanto, un futuro sciopero generale lasciato nelle mani degli apparati che sabotano le lotte non può che essere un bambino nato morto.

Anche nella Repubblica Ceca abbiamo un esempio di come la lotta - lo sciopero illimitato - sia la leva per far avanzare gli interessi dei lavoratori. Come abbiamo scritto nel nostro articolo Lezioni dallo sciopero della Nexen Tire, "In ogni caso, ciò che il più grande sindacato dell'industria, OS KOVO, non è riuscito a ottenere in quattro anni di cosiddetta contrattazione, i lavoratori sono riusciti a recuperarlo (...) facendo finalmente uno sciopero a tempo indeterminato". Quindi è stato solo uno sciopero a tempo indeterminato, una forza, per farsi ascoltare dai padroni;  i padroni, e per estensione il loro Stato capitalista, capiscono solo la forza, non le chiacchiere.

Tuttavia, le organizzazioni sindacali come l'OS KOVO vogliono che lo sciopero sia visto "sempre come l'ultimo strumento per l'applicazione dei diritti dei lavoratori", perché, come loro stessi ripetono all'infinito, sono i difensori della pace sociale! Aspettarsi che questi sindacati preparino scioperi massicci e illimitati e che siano una leva di potere per i lavoratori è una grande illusione! Questi sindacati - che chiamiamo collaborazionisti di classe per le ragioni che essi stessi professano, e il cui scopo è inculcare nei proletari che essi e le imprese, l'economia nazionale, hanno lo stesso obiettivo, inchiodare i lavoratori al successo della "loro" impresa nella lotta con la concorrenza nel mercato -, esercitano il loro potere imponendo in ogni accordo la massima subordinazione dei lavoratori alle richieste dell'impresa, snellendo le mansioni lavorative, dirottando anche la più piccola attività di protesta e la reazione dei lavoratori verso negoziati e compromessi attraverso i labirinti degli organi statali, degli avvocati, rendendo così i lavoratori completamente indifesi e sconfitti fin dall'inizio. Non sorprende quindi che l'OS KOVO abbia minimizzato lo sciopero della Nexen Tire come se si trattasse di un semplice "malinteso tra le parti" e che, inoltre, si sia impegnata in una dichiarazione congiunta con la direzione della Nexen Tire a "cooperare reciprocamente affinché l'azienda, luogo di lavoro di tutti i lavoratori, diventi un'azienda stabile e rispettata (...), per ripristinare l'onore e il nome dell'azienda", e che "il sindacato e l'azienda parteciperanno attivamente alla seconda fase dell'espansione in corso e faranno tutto il possibile per stabilizzarla", oltre al fatto che l'OS KOVO "incoraggerà i dipendenti a rispettare le norme e a lavorare coscienziosamente senza assentarsi" perché "l'azienda e i suoi dipendenti non sono diversi e condividono lo stesso obiettivo".

Un tempo i lavoratori, nelle loro organizzazioni di difesa immediata, dovevano affrontare una dirigenza traditrice nelle loro lotte per difendere le condizioni di lavoro e di vita; ma da decenni i sindacati di oggi hanno abbracciato pienamente il loro ruolo di gestori della forza lavoro, di garanti della pace sociale e di sostenitori della collaborazione tra le classi. In realtà, la ČKMOS è l'erede del regime sindacale precedente al novembre 1989, un regime che, pur fingendosi "socialista", non era diverso dai regimi capitalisti dell'Occidente. Oggi nella Repubblica Ceca non esiste una sola organizzazione sindacale che possa anche solo lontanamente essere definita combattente, che utilizzi i metodi e i mezzi della lotta classista, cioè una lotta che promuova esclusivamente gli interessi economici e immediati dei lavoratori.

Il movimento operaio ceco, a cui manca una tradizione storica, l'esperienza diretta di una vera lotta di classe, deve iniziare da zero; e deve superare un certo tipo di disfattismo, che affonda le sue radici anche nella lunga serie di sconfitte e proteste infruttuose attraverso cui i lavoratori sono passati sotto la guida dei sindacati collaborazionisti. Lo sciopero deve essere un'arma della lotta operaia, non solo il suo ultimo strumento da utilizzare, per di più secondo le regole imposte dall'alto!

La difesa efficace e duratura degli interessi proletari, anche sul terreno immediato, consiste nel riconoscere l'incompatibilità tra gli interessi dei proletari, classe dei senza riserve, e quelli dei capitalisti, e nel mobilitare le forze proletarie per obiettivi esclusivamente proletari, il che significa lottare con mezzi e metodi classisti (scioperi a tempo indeterminato a sostegno di rivendicazioni economiche e immediate, trattare col padrone, durante lo sciopero, con la lotta in piedi, picchetti contro i crumiri, dimostrazioni di solidarietà da parte degli operai di altre fabbriche, scioperi selvaggi senza preavviso e senza date di scadenza, ecc. ); mezzi e metodi che possono essere messi in pratica solo da organismi di classe, cioè non collaborazionisti, nella preparazione della lotta, nella sua conduzione e nella sua conclusione. La difesa di tale lotta, la costituzione di un polo di classe e il tentativo di influenzare i lavoratori in questo modo, almeno in parte, se possibile anche all'interno dei sindacati di oggi, è sempre stata la nostra posizione; con la prospettiva di unire tutti i lavoratori in una lotta economica difensiva unitaria classista - non frammentando la classe operaia e separando i lavoratori più combattivi da quelli incerti e ancora sotto l'influenza del collaborazionismo interclassista.

Un forte movimento di classe non potrà emergere sulla base della sola spontaneità dei lavoratori, ma ha bisogno e avrà bisogno del lavoro costante e incessante di autentici comunisti rivoluzionari, sia come portatori della coscienza di classe organizzata nel partito, sia come difensori del futuro del movimento di classe e rivoluzionario. Avrà anche bisogno del lavoro costante e inflessibile dei proletari più combattivi, determinati e più sensibili agli obiettivi della loro classe, che dovranno assumersi il compito di formare la spina dorsale di una nuova rete organizzativa proletaria indipendente in grado di unificare nella lotta contro i padroni, il loro Stato e il capitale, nel modo più omogeneo, i proletari dei diversi settori, delle diverse categorie, delle diverse età e nazionalità .

 

- Contro la "riforma" delle pensioni e contro ogni attacco borghese, per un orientamento di classe nella lotta che rompa con l'orientamento disfattista delle organizzazioni del collaborazionismo!

- Unità nella lotta di tutti i proletari, nel settore pubblico e privato, occupati e disoccupati, attivi e pensionati, uomini e donne, giovani e anziani, cechi e "immigrati"!

- Drastica riduzione dell'orario di lavoro e dell'età pensionabile!

- Un aumento generale dei salari, dei sussidi di disoccupazione, delle pensioni e di tutti i minimi sociali!

- Contro ogni discriminazione, parità di retribuzione a parità di lavoro!

- Per una lotta rivoluzionaria contro il capitalismo, contro i suoi preparativi di guerra e la dominazione imperialista, in unione con i proletari di tutto il mondo!

 

24 giugno 2023

 

 

Partito Comunista Internazionale

Il comunista - le prolétaire - el proletario - proletarian - programme communiste - el programa comunista - Communist Program

www.pcint.org

 

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