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Murcia: tredici morti nell'incendio di alcune discoteche, una tragedia inevitabile?

 

 

Spagna. Domenica scorsa, 1 ottobre, tredici persone sono morte nell'incendio di tre discoteche situate nella zona industriale di Las Atalayas, nella Murcia. Secondo quanto riporta la stampa, l'incendio ha avuto origine in una delle discoteche, a sua volta divisa in due luoghi diversi, e da lì si è propagato alle altre. In pochi minuti le fiamme hanno consumato tutto il materiale infiammabile accumulato nei locali, il tetto di uno di essi è crollato e questo, unito alle caratteristiche di questo tipo di locali, chiusi, con grande affollamento, ecc. ha trasformato le discoteche in un inferno dal quale queste tredici persone non sono riuscite a uscire vive.

Dopo la tragedia, le persone in lutto vengono a battersi il petto per una disgrazia così terribile. Tutti gli enti locali, regionali e statali danno prova di ostentata solidarietà o offrono, come il presidente della Regione di Murcia, López Miras, “tutti i servizi della Regione” alle persone colpite. Nel frattempo, invece, incolpano direttamente dell'accaduto la società proprietaria dei locali e avviano la corrispondente offensiva legale per dimostrare che la responsabilità dell'evento ricade esclusivamente su di loro.

Ma la stampa stessa dimostra che la colpa di quanto accaduto è sia dell’azienda che di queste “autorità”. Secondo il quotidiano El País esistono due versioni concorrenti. Da un lato, il Municipio di Murcia afferma che il locale dove è scoppiato l'incendio, nonostante fosse aperto dal 2008, ha subito alcuni anni fa lavori di tale portata che ha perso la licenza di apertura perché la sicurezza non era garantita in eventi come quello di domenica scorsa. Pertanto la società proprietaria dei locali commetteva un reato tenendo i locali aperti, organizzandovi feste, ecc. La causa dell'incendio, secondo il municipio, è stata l'inosservanza della legge da parte dei proprietari e la colpa dell'accaduto dovrebbe ricadere su di loro. Da parte sua, la società proprietaria afferma che avevano la licenza di apertura del locale, ma che è bruciata nell'incendio.

È evidente che la società abbia un interesse diretto ad affermare che ci sia stata un'adeguata copertura legale per l'apertura del locale e che, quindi, nel non violare le norme comunali, qualunque sia la causa dell'incendio, vi è una corresponsabilità con l'autorità comunale, almeno nel caso di possibili mancanze nella sicurezza. Da qui il sostenere che la licenza esiste ma che è stata bruciata: si tratta di difendersi da un'aggravante che può determinare responsabilità penali in quel che è successo.

Il Consiglio Comunale sta cercando di focalizzare la questione sull'inesistenza della licenza. Ma alla fine si tratta di una cosa triviale. In primo luogo perché, come tutti sanno, le condizioni di sicurezza da soddisfare per ottenere la licenza di apertura non garantiscono che non possa verificarsi un incendio come quello avvenuto domenica. Quanti edifici e locali con documentazione legale in regola sono bruciati senza che la previdenza richiesta ai proprietari dai Comuni fosse sufficiente ad impedirlo? Le misure di sicurezza richieste sono minime. Per le autorità si tratta soprattutto di non ostacolare la creazione e l'esercizio delle imprese, non costringendole a fare investimenti “eccessivi” in sicurezza perché aumenterebbero i costi che ridurrebbero l'attrattiva dell'apertura di un'attività commerciale. In secondo luogo, la mancanza della licenza di apertura viene considerata determinante per l'incendio, perché è stata proprio la mancanza di misure di sicurezza a spingere il Comune a ritirarla... Allora perché l'attività è stata ancora autorizzata ad operare? Secondo la stampa, nel gennaio 2022 è stato il Consiglio Comunale ad annullare la licenza precedentemente esistente. A quasi due anni di distanza, perché i tecnici o la polizia municipale non avevano ancora chiuso i locali? Perché così come l'ottenimento della licenza di apertura non richiede praticamente nulla ai titolari di questo tipo di attività, anche la sua mancanza non lo richiede.

Il Comune, ovviamente, ha annunciato che aprirà un'indagine per scoprire perché il locale è rimasto aperto nonostante fosse privo di licenza... Ma qualcuno sano di mente può credere che si tratti di un mistero? Al giorno d’oggi, anche il più piccolo consiglio comunale di paese ha un’immensa capacità di controllo. I consigli comunali controllano la polizia locale e hanno il sostegno della Polizia Nazionale e della Guardia Civile. Dispongono di mezzi di registrazione impensabili qualche decennio fa, sistemi di monitoraggio di persone e attività, reti di videosorveglianza diffuse sul territorio... In quanto rappresentanti dello Stato, hanno il compito di assicurarne la funzione repressiva e dispongono di risorse quasi inesauribili per fare questi controlli. Pensare che il Comune di una grande città come Murcia non abbia avuto risorse sufficienti per chiudere un negozio che non rispettava le norme municipali è del tutto assurdo.

Lo Stato borghese è capace di sanzionare, perseguitare, reprimere, ecc. attraverso un’ampia varietà di mezzi. La sua forza coercitiva è sempre maggiore e si sviluppa a tutti i livelli: dal monitoraggio individualizzato dei cittadini al contenimento delle masse nei grandi eventi. E questa capacità repressiva sempre crescente si giustifica affermando che essa ha la funzione di proteggere la popolazione, di evitare catastrofi, siano esse provocate (attentati, ecc.) o “naturali”.

Dov'è questa protezione quando tredici persone sono morte in una discoteca che non dovrebbe essere aperta, secondo le dichiarazioni dello stesso Consiglio comunale? Da nessuna parte: lo Stato borghese, lo Stato della classe capitalista che si presenta come garante del bene comune, è assolutamente incapace di adempiere alle funzioni che pretende di avere. Sotto il suo bastone, catastrofi come quella di Murcia continuano a ripetersi. E questo non solo perché ci sono funzionari corrotti e imprenditori corrotti capaci di falsificare una licenza o di chiudere un occhio quando non esiste, ma perché lo Stato stesso, in nessuno dei suoi livelli, agirà sistematicamente contro la borghesia, non interferirà nei loro affari, non toccherà le loro fonti di reddito. E non importa quale sia la situazione, il rischio che comporta o le conseguenze che può avere: lo Stato borghese non esiste per questo, non ha quelle funzioni. Tutt'al più reagirà alla catastrofe, invierà mezzi e risorse alle persone colpite (che di solito è un altro tipo di attività sponsorizzata, questa volta direttamente, da lui), ma niente di più. La visione dello Stato come entità posta al di sopra degli interessi particolari, capace di modulare (o reprimere) gli eccessi egoistici di qualsiasi individuo o azienda, di dare una visione generale che superi gli abusi che possono essere commessi... è semplicemente una menzogna. .

Alcune settimane fa si sono verificate piogge torrenziali nella zona situata tra il sud di Madrid e il nord di Toledo. Come è noto, i servizi di emergenza hanno utilizzato un segnale radio per inviare un messaggio di allarme attraverso i cellulari della popolazione invitandola a non uscire di casa. Mentre facevano ciò, le piogge hanno devastato parte di alcuni paesi della zona, portando via ponti e case che erano stati costruiti per decenni su vecchi letti di fiumi e torrenti asciutti. Sono morte due persone. Le “autorità” erano pienamente consapevoli che nella zona dove si stavano verificando le piogge c’è una moltitudine di costruzioni che le rendono potenzialmente pericolose a causa della formazione di alluvioni, effetti di stagno, ecc. Ma invece di evacuare, impiegando le risorse disponibili per prevenire rischi per la popolazione... hanno lanciato un messaggio di allarme e hanno lasciato che le cose facessero il loro corso.

Spaventare, reprimere, ecc. Queste sono funzioni dello Stato borghese. Evacuare una città o chiudere una discoteca? I costi sono, nella loro terribile contabilità, superiori ai benefici. Il denaro vale più di qualsiasi vita umana.

Il sistema capitalista, in cui la legge del valore, della massimizzazione del profitto e dell’aumento del profitto è l’unica regola sempre valida, è quello che provoca il pericolo. Le discoteche, i locali notturni vengono costruiti (che di per sé costituiscono un rischio immenso per i clienti) perché è necessario incanalare la frustrazione e la stanchezza che la vita sotto il capitalismo produce verso un consumo “riparatore” basato sull’evasione. Questi locali generano un immenso profitto per i loro proprietari vendendo alcol, droghe, ecc. e facilitano una sorta di stato di trance per i clienti grazie alla musica assordante e alle luci. Questo vantaggio non sarà negato a nessun imprenditore in nome della sicurezza, dei requisiti necessari per aprire, ecc... E la conseguenza di ciò, sotto forma di un incendio come quello di Murcia, la chiamano catastrofe, quando, in realtà, è una conseguenza anche normale delle cose sotto l'ordine capitalista.

 

3 ottobre 2023

 

 

Partito Comunista Internazionale

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