Sélection des textes et thèses fondamentaux du PCInternational - Selezione dei testi e tesi fondamentali del PCInternazionale - Selección de los textos y tesis fundamentales del PCInternacional - Selection of fundamental Texts and Theses of the International CP


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INTRODUZIONE

 

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Le tesi e i testi fondamentali della corrente politica della Sinistra comunista che elenchiamo in questa sezione del sito sono il risultato di battaglie di classe sostenute in diversi periodi storici.

Per facilitarne la ricerca e la comprensione li abbiamo raccolti secondo una suddivisione temporale in periodi storici che vanno considerati sì diversi ma non separati in assoluto fra di loro, sì con caratteristiche geostoriche e politiche diverse – dovute all’andamento della lotta fra le classi, alle ascese rivoluzionarie e alle sconfitte per mano delle controrivoluzioni – ma non per questo indipendenti l’una dall’altra. La dinamica sociale è letta e interpretata dal marxismo in tutta la sua relatività e in tutte le sue contraddizioni; di questa dinamica sociale fanno parte le correnti politiche e i partiti, incluso il partito del proletariato, il partito comunista.

La corrente della Sinistra comunista – che abbiamo sempre considerato internazionale – sulla base di ragioni storiche, e non di stupido campanilismo, è stata spesso definita “italiana”, per il fatto che gli elementi di maggior spicco e coerenza di questa corrente, nell’arco storico che va dalle battaglie di classe degli anni che precedono la prima guerra imperialistica mondiale ad oggi, provenivano dall’Italia.

Ed è perciò che la corrente della Sinistra comunista italiana ha sempre rivendicato i capisaldi programmatici dei primi due Congressi dell’Internazionale Comunista, di cui, qui, riassumiamo brevemente i passaggi fondamentali.

Il primo congresso, del marzo 1919, costitutivo dell’Internazionale Comunista: 1. Piattaforma dell’Internazionale comunista approvata dal I Congresso. 2. Tesi e risoluzione sulla democrazia borghese e la dittatura del proletariato. 3. Risoluzione sull’atteggiamento verso le correnti socialiste e la conferenza di Berna. 4. Tesi sulla situazione internazionale e sulla politica dell’Intesa. 5. Manifesto dell’Internazionale comunista al proletariato di tutto il mondo. 6. Risoluzione del I Congresso sulla questione organizzativa.

Il secondo congresso, del luglio-agosto 1920, che risponde, in generale, a tutte le questioni politiche che l’Internazionale si trovava di fronte nell’apogeo della spinta rivoluzionaria delle masse proletarie, e al quale partecipa, fra le altre, anche la delegazione della Sinistra comunista italiana che darà un apporto importante su diverse questioni, non ultime quella del parlamentarismo, della questione nazionale e coloniale, della lotta contro ogni corrente riformista ed opportunista, delle condizioni di ammissione all’Internazionale Comunista: 1. Tesi del II Congresso sui compiti fondamentali dell’Internazionale Comunista. 2. Tesi sul ruolo del partito comunista nella rivoluzione proletaria. 3.Tesi e tesi integrative sulla questione nazionale e coloniale. 4. Tesi sui partiti comunisti e il parlamentarismo. 5. Tesi sul movimento sindacale, i consigli di fabbrica e la Terza Internazionale. 6. Tesi sulla questione agraria. 7. Statuti dell’Internazionale comunista approvati dal II Congresso. 8. Tesi sulle condizioni per la creazione dei consigli operai. 9. Tesi sulle condizioni d’ammissione all’Internazionale Comunista.

Parimenti la Sinistra comunista ha rivendicato e rivendica le tesi fondamentali di Lenin sulla guerra imperialista e sulla rivoluzione russa antecedenti la fondazione dell’Internazionale Comunista.

Per quanto riguarda il periodo successivo di vita della Terza Internazionale – come scriviamo nelle Tesi di Napoli del 1965, al punto 3. – «forma patrimonio in obliabile della Sinistra comunista la giusta diagnosi teorica e previsione storica di nuovi pericoli opportunistici che si delineavano nel processo di vita dei primi anni della nuova Internazionale (…) Le prime manifestazioni denunziate ed opposte dalla Sinistra si verificarono nella tattica a proposito dei rapporti da stabilire con i vecchi partiti socialisti della II Internazionale, da cui i comunisti si erano organizzativamente divisi con le scissioni; e conseguentemente anche in misure errate in materia di struttura organizzativa.

Il terzo congresso, del giugno-luglio 1921, al quale la Sinistra comunista italiana partecipa in qualità di dirigente e rappresentante del «Partito comunista d’Italia - sezione della Terza Internazionale», entra più nel vivo dei compiti e della tattica dell’Internazionale: 1. Tesi sulla situazione mondiale e i compiti dell’Internazionale Comunista. 2. Tesi per il rapporto sulla tattica del Partito comunista in Russia. 3. Tesi sulla tattica. 4. Tesi sull’Internazionale Comunista e l’Internazionale dei sindacati rossi. (Sulla lotta contro l’Internazionale sindacale gialla di Amsterdam). 5. Tesi sulla struttura organizzativa dei partiti comunisti, sui metodi ed il contenuto del loro lavoro. 6. Risoluzione del III Congresso sull’organizzazione dell’Internazionale Comunista.

Il terzo congresso dell’IC si era reso perfettamente conto che non sarebbe stato sufficiente per la vittoria rivoluzionaria nei paesi a capitalismo avanzato aver formato partiti comunisti sulla base vincolante del programma rivoluzionario (rivoluzione proletaria, dittatura proletaria e Stato proletario diretti esclusivamente dal partito comunista) se le grandi masse proletarie restavano ancora influenzate in modo consistente dai partiti opportunisti. Ma questo congresso inserì alcune formule tattiche che trovarono la Sinistra comunista nettamente in opposizione, come la «conquista della maggioranza» intesa come condizione per l’azione rivoluzionaria; tale tattica, sottoposta alla verifica della storia, rivelò tutta la sua pericolosità non solo nel periodo specifico di quegli anni in cui la grande ondata rivoluzionaria seguita alla fine della guerra nel 1918 andava raffreddandosi, con un capitalismo che tentò la controffensiva sia economica che politica, purtroppo con successo, ma anche per il periodo successivo nel quale i concetti mortiferi di democrazia e di conta elettorale che la formula della «maggioranza» richiamava inevitabilmente tornarono ad orientare le masse proletarie: l’opportunismo socialdemocratico, cacciato dalla porta rientrava dalla finestra.

Il 1921 è l’anno più cruciale del primo dopoguerra e della dittatura proletaria instaurata in Russia con la vittoria rivoluzionaria bolscevica: per la guerra controrivoluzionaria attraverso la quale l’imperialismo mondiale, per più di tre anni, tenta di rovesciare il potere bolscevico e per la rivolta controrivoluzionaria di Kronstadt, per il ritardo con cui la rivoluzione proletaria in Europa e nel mondo si presenta sulla scena storica, e per i difficilissimi problemi economici che soffocano la Russia rivoluzionaria (è il periodo della NEP), per i compiti ardui della tattica internazionale per i quali la dirigenza bolscevica dell’Internazionale riceve dai più importanti partiti comunisti europei, tedesco e francese in prima istanza, non apporti teorici e politici di levatura, coerenza e fermezza, ma esperienze contraddittorie e posizioni continuamente oscillanti che influenzeranno sempre più negativamente l’orientamento e le decisioni dell’Internazionale Comunista e del Partito comunista russo. «La Russia tutta – scrivevamo nella Struttura economica e sociale della Russia d’oggi – ma dopo oltre quattro anni dalla vittoria di Ottobre, è finalmente controllata dal partito comunista. Fino ad allora la domanda: che deve fare il partito giunto al potere?, ha avuto in fondo una sola risposta: combattere per non perderlo!». E’ in particolare dal 1921 che cominciano a fiorire teorie contraddittorie e infauste, come quelle dell’offensiva, dei partiti «di massa», del fronte unico fra partiti, ecc. Ed è contro gli iniziali pericoli di deviazione centrista e, in ultima analisi, controrivoluzionaria, che la Sinistra comunista italiana si distinguerà per la sua intransigente battaglia politica all’interno dell’Internazionale Comunista, battaglia portata avanti nel corso di cinque lunghi anni, fino al 1926 – fino a quando la sua voce ebbe la possibilità di farsi sentire forte e chiara -, nel doveroso apporto teorico e politico che i partiti comunisti europei, dopo aver tanto ricevuto dal partito bolscevico, dovevano dare.

E’ a causa delle forti contraddizioni sviluppate nelle posizioni dell’Internazionale Comunista tra il III e il IV Congresso – che si tenne a Mosca nel novembre-dicembre 1922 – riflettute poi nelle Tesi e nelle Risoluzioni dei congressi, che la battaglia politica e teorica della Sinistra comunista italiana si farà sempre più netta e decisa. Il fronte unico fra partiti e la sbagliata teorizzazione della «conquista della maggioranza del proletariato» attraverso espedienti tattici che aprono la via a cedimenti teorici; la teoria del governo operaio (e del «governo operaio e contadino») inteso come succedaneo della dittatura proletaria; il fascismo inteso come «ultima carta a disposizione della borghesia» da combattere con la tattica del fronte unico politico e delle «riunificazioni» fra partiti nati da recenti scissioni (come ad es. fra il Partito Socialista Italiano e il Partito Comunista d’Italia); l’adesione all’Internazionale di partiti «simpatizzanti» costituitisi non sulle basi programmatiche della Terza Internazionale, ma su basi programmatiche socialdemocratiche; il metodo di lavoro interno dell’Internazionale come quelli usati dal centro rappresentato dall’Esecutivo di Mosca verso i partiti metodi non solo di «terrore ideologico», ma soprattutto di pressione organizzativa; sono questi alcuni dei grandi temi che hanno evidenziato il scivolamento nelle deviazioni opportuniste che porteranno l’Internazionale ad abbracciare in seguito l’antifascismo democratico, a trasformare la base organizzativa dei partiti comunisti dalle circoscrizioni territoriali alle cellule o nuclei d’azienda e a teorizzare la bestemmia teorica più grande, nel 1926: la «costruzione del socialismo in un paese solo»!

E’ dunque per questioni di principio e di programma, e per fatti storici ben precisi, che noi non rivendichiamo in toto se non solo i primi due congressi dell’Internazionale Comunista, collocando le loro Tesi e le loro Risoluzioni tattiche e organizzative nello svolto storico del primo dopoguerra caratterizzato dall’ascesa del movimento rivoluzionario del proletariato mondiale e del movimento comunista in particolare, ma non per questo indenni da successivi errori tattici e politici, come sopra ricordato.

E’ grazie alle battaglie di classe portate avanti tenacemente e con grande coerenza marxista che la Sinistra comunista italiana ebbe la forza di non farsi fagocitare dalle tendenze contraddittorie che misero l’Internazionale Comunista in gravi difficoltà fino a soffocarne spirito e sostanza marxisti. Ed è questa forza, teorica e politica insieme, che ha permesso alla corrente della Sinistra Comunista italiana di prevedere i pericoli dell’opportunismo nei suoi diversi mutamenti e di combatterli anzitempo, mantenendo in questo modo la propria coerenza col marxismo e con gli scopi storici rivoluzionari del movimento comunista. Ed è a quella forza che dobbiamo la capacità di tirare tutte le lezioni non soltanto dalle rivoluzioni ma, soprattutto, dalle controrivoluzioni. Perciò, senza falsa modestia ma con grande determinazione, sosteniamo che il partito di classe poteva, può e potrà rinascere soltanto collegandosi al marxismo attraverso le battaglie di classe della Sinistra Comunista italiana condensate nelle Tesi e nei Testi che seguono, suddivisi come accennato sopra in periodi storici differenti.

Sono 5 i periodi individuati, che spieghiamo così:

 

·     Origini e caratterizzazione teorica, programmatica, politica, tattica e organizzativa della Sinistra comunista “italiana” (1912-1926);

·     Crisi e degenerazione dell’Internazionale Comunista, avvento del fascismo e seconda guerra imperialistica mondiale (1926-1945);

·     Restaurazione teorica e programmatica del marxismo, base indispensabile per la ricostituzione del partito comunista internazionale (1945-1957), e nascita del partito;

·     Sviluppo e crisi del partito comunista internazionale ricostituito (1958-1982);

·     Crisi esplosiva e degenerazione del partito comunista internazionale, bilancio e ricostituzione del partito (1982- …).

 

In questo lungo arco storico, i materiali che caratterizzano l’invarianza del marxismo e la lotta per la coerente applicazione della teoria marxista ai fatti storici e all’organizzazione di partito, si trovano pubblicati in molti giornali e riviste, talvolta organi di partiti talvolta di frazioni. Per questa ragione le fonti alle quali ci siamo dovuti rifare sono tra di loro diverse. I giornali e le riviste, d’altra parte, seguono le vicende dei partiti e subiscono le conseguenze della lotta politica tra la visione e l’impostazione marxiste e la visione e l’impostazione revisionista ed opportunista. Se la teoria marxista (il partito storico) non presenta flessioni temporali, l’organizzazione fisica dei militanti comunisti (il partito formale) subisce inevitabilmente i flussi e i riflussi della lotta fra le classi, sviluppandosi nei periodi di effervescenza sociale e di ascesa del movimento proletario di classe, resistendo con forze modestissime in altri e lunghi periodi di controrivoluzione e di reazione, o addirittura scomparendo dalla scena per poi ripresentarsi quando le condizioni della lotta fra le classi tornano ad essere favorevoli alla lotta proletaria e comunista.

Resta per noi un punto fermo e irrinunciabile il fatto che il partito formale potrà esprimere il massimo delle capacità teoriche e di guida del movimento proletario internazionale (come avvenne per il partito bolscevico di Lenin negli anni cruciali della rivoluzione russa e della rivoluzione comunista mondiale) solo alla condizione di rappresentare la più grande e duratura coerenza d’azione con l’impostazione teorica e programmatica del marxismo. I materiali che presentiamo vanno in questa direzione. 


 

NOS  PORTUGUES

 

1. Teses  caracteristicas  do  partido (1951)
2. Liçôes  das  contra-revoluçôes (1951)
3. Os fundamentos do comunismo  revolucionario (1957)

 

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