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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                        


 

E’ morto per un infortunio sul lavoro… dicono le cronache…

E’ stato assassinato, dice l’atroce realtà!

 

In Italia per «infortunio sul lavoro» muoiono più di 1.300 operai ogni anno, in media più di 3 morti al giorno. Sono più di 100 gli operai che ci lasciano la pelle ogni mese. E questi sono i dati delle statistiche ufficiali, ma la realtà, lo sanno tutti, è ben più terribile.

E’ la guerra!

E’ la guerra del capitale contro il lavoro salariato, la guerra dei capitalisti nella spasmodica ricerca di profitto e nella difesa del sistema capitalistico che assicura loro di guadagnare sulla pelle dei proletari  contro la forza lavoro proletaria, quella forza lavoro dal cui sfruttamento i capitalisti estraggono i loro profitti. Più cresce la concorrenza nel mercato tra i capitalisti, più cresce il numero di incidenti sul lavoro, e di morti. I morti sul lavoro non possono più essere nascosti, anche se le cause vere di molti di quei morti non vengono scoperte per via del lavoro nero, soprattutto se i morti sono immigrati, e per di più «clandestini». Perfino i sindacati tricolore, collaborazionisti fino al midollo, hanno ripreso a parlare degli «incidenti sul lavoro», anche se poi non si muovono mai in difesa delle condizioni di lavoro delle più diverse categorie di operai; e succede fin troppo spesso che, quando muore un operaio, non sentano il dovere di mobilitare immediatamente in sciopero i compagni di lavoro.3.

La sicurezza sul lavoro? Una vera e propria fregatura, perché anche nei casi in cui alcune misure di sicurezza vengono applicate dai padroni, non sono mai sufficienti a garantire la vita dei lavoratori. Nelle miniere, in agricoltura, nei cantieri edili, nelle fabbriche e nelle strade, come in qualsiasi altro luogo di lavoro, il primo interesse dei capitalisti è il contenimento del costo del lavoro; e nel contenimento del costo del lavoro entrano con peso significativo le spese di prevenzione degli infortuni, la manutenzione, il controllo dei processi lavorativi in particolare di quelli in cui la nocività è normalmente alta. Più il costo del lavoro – e quindi il salario operaio – è basso, più il capitalista è in grado di offrire l’attività della sua impresa ad un costo concorrenziale rispetto ad altri capitalisti; concorre a tenere basso il costo del lavoro il risparmio sui costi della sicurezza e della manutenzione, e l’aumento dell’intensità di sfruttamento della forza lavoro sia in termini di ore di lavoro sia in termini di fatica fisica e nervosa. E così diminuiscono le pause, aumentano i ritmi, aumenta la pressione fisica e psicologica nei riguardi dei lavoratori che «rendono» meno di altri, aumenta il ricatto del posto di lavoro rispetto al rendimento giornaliero. Ogni minuto occupato a fare il proprio lavoro con attenzione per la propria incolumità è, per il padrone, del tutto sprecato; ogni minuto dedicato a riprendere fiato e forze è sprecato; ogni minuto occupato per il bagno o per il pasto è un minuto sottratto al padrone che deve essergli ridato con gli interessi.

Ma anche l’infortunio, quando il fenomeno prende grandi dimensioni come negli ultimi anni, diventa un costo, solo che la maggior parte di questo costo non lo paga il padrone ma la «comunità», in ultima analisi i proletari stessi con il versamento obbligatorio dei contributi e delle tasse. E così i proletari si trovano a pagare col proprio lavoro non solo i propri salari, ma soprattutto  i profitti al capitalista e buona parte delle spese sociali per gli infortuni, gli ospedali e i cimiteri!

Lottare in difesa delle condizioni di lavoro, oltre che delle condizioni di vita, è il perno della lotta operaia. E i metodi di lotta non possono essere morbidi, visto che in ballo c’è la propria vita!

Al lavoro come in guerra! Ma il nemico non è il lavoro, non è il proletario più debole che si vende ad un salario più basso, non è l’immigrato obbligato alla clandestinità da condizioni di vita estremamente peggiori di quelle che trova in Italia, e non è il lavoro in nero. I proletari, qualsiasi siano le loro condizioni di salario e di vita sono comunque sfruttati dalla classe capitalistica sotto ogni cielo, in qualsiasi paese del mondo e vengono messi in concorrenza gli uni contro gli altri dai borghesi perché dalla «guerra fra proletari» gli stessi borghesi ne traggono tutti i vantaggi sociali e di classe.

L’interesse dei proletari è, al contrario, superare la concorrenza interna al proletariato in cui li caccia la classe borghese, e unirsi in una lotta che affronti i borghesi capitalisti per quelli che sono, nemici di classe, opposti ed antagonisti agli interessi perfino elementari della classe dei proletari; i borghesi che tanto si riempiono la bocca di grandi parole sul «diritto alla vita», sono i primi a disprezzare la vita dei proletari, nono solo sfruttandone la forza lavoro bestialmente e fino all’ultima goccia di sudore, ma anche fino all’ultima goccia di sangue!

 

I padroni non si fanno alcuno scrupolo nello sfruttamento più bestiale del lavoro operaio.

Gli operai non devono avere alcuno scrupolo nella difesa della propria pelle perché nessuno – non i sindacati collaborazionisti, non i padroni, non le istituzioni borghesi né tanto meno le associazioni religiose votate alla rassegnazione – li difende né li difenderà: si devono difendere da soli, con le proprie forze, riorganizzandosi in associazioni di classe, rimettendo al primo posto delle proprie rivendicazioni la difesa delle condizioni di lavoro, disinteressandosi di quanto questa «difesa» possa costare ai padroni!

 

Ø                  NO AL LAVORO SENZA PROTEZIONI E SENZA PREVENTIVI METODI DI SICUREZZA!

Ø                  CONDIZIONI DI SICUREZZA O NON SI LAVORA!

Ø                  SCIOPERO IMMEDIATO E SENZA LIMITI DI TEMPO DI FRONTE AD OGNI INFORTUNIO SUL LAVORO!

Ø                  OGNI GIORNATA DI LAVORO PERSA PER INFORTUNIO PAGATA IL DOPPIO!

Ø                  SCIOPERO IMMEDIATO E SENZA LIMITI DI TEMPO IN CASO DI INFORTUNIO SUL LAVORO!

 

 

Partito comunista internazionale

23 Aprile 2007  –  Suppl. al n.102 de «il comunista»

www.pcint.org

 

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