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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                        


 

Ancora elezioni ?

Cadaveri che continuano a chiedere voti !

 

 

Proletari, compagni!

 

L’osceno teatrino elettorale allestito per l’ennesima volta è destinato a rappresentare una volta ancora l’inesorabile degenerazione di una democrazia che non ha mai portato benefici o sollievo al bestiale sfruttamento capitalistico cui tutti i proletari sono sottoposti.

Il lavoro vivo, rappresentato dalla forza lavoro impiegata nella produzione, è sempre più soffocato e dissanguato dal lavoro morto (il capitale) che giganteggia sempre più in un sistema economico che ha da sempre come perno vitale la spasmodica produzione di capitale, e quindi di profitto capitalistico.

Nessuna elezione in più di 150 anni a questa parte ha mai rappresentato per il proletariato di tutti i paesi un passo avanti verso la sua emancipazione dalla costrizione del lavoro salariato, della produzione di merci, dello scambio obbligatorio tra tempo di lavoro e forza lavoro proletari e beni di sussistenza. Il martirio sistematico di proletari che muoiono nelle officine, nei cantieri, nelle campagne non è mai stato fermato da alcuna campagna elettorale, da alcun governo borghese, di destra o di sinistra che fosse, da alcun metodo democratico applicato in un qualunque paese del mondo! Sotto il regime democratico si svolge una quotidiana guerra del capitale contro i lavoratori salariati, spremuti sempre più pesantemente per estorcere loro il massimo di profitto: non esiste legge, per quanto preveda la prevenzione degli infortuni sul lavoro e la sicurezza sui posti di lavoro, che venga applicata con l’efficacia necessaria; e anche quando viene qua o là applicata, si tratta di una goccia nell’oceano burrascoso della produzione capitalistica.

 

Proletari, compagni!

 

Siete chiamati ad eleggere il nuovo parlamento borghese, i nuovi deputati e senatori. Da ogni parte, a partire dai più grossi partiti, il Partito Democratico e il Partito del Popolo delle Libertà, vi si chiede di andare a votare, perché la democrazia chiede la partecipazione di tutti i cittadini.

Ma ormai sapete benissimo, se avete più di 18 anni, che quel che voi eleggete nel segreto del voto non corrisponderà mai ai vostri desideri; le vostre aspettative verranno irrimediabilmente disattese, perché gli interessi che muovono il sistema economico generale e l’apparato politico e amministrativo del paese non sono mai gli interessi del proletariato, ma quelli dei capitalisti. Non è da oggi che è così, lo è da sempre perché la politica che mette al centro della sua attività la crescita economica, la produttività, la produzione concorrenziale rispetto agli altri paesi e alle aziende degli altri paesi, è la politica che promuove e difende gli interessi generali della classe capitalistica, la sola che intasca gigantesche quantità di profitti sfruttando bestialmente i proletari occupati e mantenendo a bell’a posta nella disoccupazione, vera o mascherata, milioni di proletari, aumentando così la concorrenza fra gli stessi proletari.

Non per nulla ogni voce proveniente dagli industriali e dalla Banca d’Italia ammonisce che non vi siano aumenti salariali, che non si tocchi la legge 30 che ha ampliato il lavoro precario e sottopagato. I partiti che si dicono «di sinistra», in combutta coi sindacati tricolori, dopo che hanno sottoscritto e partecipato a tutte le decisioni governative che andavano in questa direzione, vengono a dire che al primo posto, se verranno eletti, metteranno il problema del «salario minimo di legge». Sono gli stessi che hanno fatto saltare la scala mobile, l’articolo 18, gli ammortizzatori sociali che tamponavano i periodi di malattia e di disoccupazione, la validità annuale dei contratti di lavoro, che vogliono mettere le mani sul tfr, che parlano di piani economici nazionali mentre abbandonano i proletari delle singole aziende alla loro sorte; sono gli stessi che hanno ammainato 80anni fa la bandiera rossa di classe, della lotta di classe che mette al centro esclusivamente gli interessi del proletariato che sono opposti a quelli dei capitalisti, dell’internazionalismo di classe, della solidarietà di classe fra tutti i proletari, aldilà del sesso, dell’età, della nazionalità, del grado di istruzione e di specializzazione. Sono gli stessi che demagogicamente, di tanto in tanto, si ricordano che i proletari vengono mutilati negli infortuni sul lavoro, intossicati a vita dall’amianto e dai prodotti chimici o dai rifiuti,  e assassinati sui posti di lavoro, e allora gridano che «così non si può andare avanti» …e poco dopo tutto torna come prima. Sono gli stessi che voltato le spalle alla lotta di classe e di emancipazione dal capitalismo – per loro roba vecchia d’altri tempi, «non più di moda» – ma insistono a propagandare il sistema democratico borghese che porta benefici esclusivamente ai capitalisti e ai loro lacchè.

 

Proletari, compagni!         

 

 Con le prossime elezioni la classe dominante borghese, e i suoi cavalieri serventi della politica, della cultura, della scienza, delle arti, della religione,  che si collochino al centro, a destra o a sinistra del parlamento in questo caso non ha importanza, vi stordiranno fino a rincretinirvi con le loro grida, i loro allarmi, le loro promesse, le loro accuse reciproche, le loro dichiarazioni di fedeltà alla democrazia e al «bene del paese». Chi dice che l’Italia si deve rialzare, chi dice che è la politica che si deve muovere, chi dice che il cittadino deve avere l’ultima parola, chi dice che la parola la devono avere tutti e sempre. I ritornelli sono sempre gli stessi: NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE!

Agli anni di sacrifici che sono già passati si prospettano altri anni di sacrifici: nessuno parla più di benessere, di prosperità, di futuro migliore, perché anche il meno interessato alla vita politica sa che queste belle parole non sono più credibili. Da anni ci stanno martellando con le televisioni, le radio, i giornali, e ora anche internet, sulle disgrazie quotidiane che capitano in luoghi lontani o presso i vicini di casa; da anni ci stanno abituando ai bollettini di guerra guerreggiata in Medio Oriente o nei Balcani, in Africa o nel Sud Est asiatico, in Sudamerica o in Estremo Oriente, e ai bollettini di guerra dai posti di lavoro; da anni ci stanno abituando ad un clima di paura nei paesi d’Europa – isola felice - per colpa del «terrorismo» contro cui tutti i governi democratici hanno dichiarato guerra. Il clima di paura che le classi dominanti borghesi diffondono in tutti i paesi serve loro perché genera sottomissione, rassegnazione, ripiegamento nel meschino mondo individuale. Porta ognuno a guardare solo se stesso e a disinteressarsi di quel che gli accade vicino, aprendo così un varco ancora più grande ad ogni tipo di superstizione, prima fra tutte, in campo privato, quella religiosa, e in campo sociale e politico, quella democratica.

 

Proletari, compagni!           

 

Dai governi borghesi, dai loro parlamenti, e quindi dalle loro elezioni, non c’è da aspettarsi nulla di buono! La difesa di condizioni di lavoro e di vita dignitose per tutti i proletari non può attuarsi che con la lotta di classe, una lotta che veda l’unione dei proletari in quanto proletari, in quanto lavoratori salariati; una lotta che parta dalla difesa esclusiva degli interessi immediati di tutti i proletari, a partire dagli interessi elementari legati al salario e alla giornata lavorativa. Una lotta che inevitabilmente si scontra con gli interessi dei capitalisti, e della classe borghese nel suo insieme, ma che non ha paura di questo scontro perché la forza sociale, e politica, espressa dalle masse proletarie unite e decise a perseguire i loro obiettivi di classe, cioè di emancipazione dalla sudditanza dal capitale e dal lavoro salariato, è una forza storica, capace di travolgere ogni ostacolo che le classi borghesi alzeranno a propria difesa.

Per indirizzarsi su questa via storica il proletariato deve rompere il cerchio di sicurezza che la classe dominante ha costruito per ingabbiarlo e paralizzarlo, deve rompere col metodo democratico e con ogni sirena opportunista che tenta sempre di riportarlo nell’alveo della democrazia osannandola come l’unico metodo possibile per ottenere gradualmente un piccolo miglioramento oggi, un piccolo miglioramento domani; deve abbandonare le illusioni democratiche e dirigere le proprie forze e le proprie aspirazioni verso la costituzione di un fronte classista di lotta, organizzato in associazioni economiche classiste perciò non collaborazioniste, e guidato da fidati elementi d’avanguardia che hanno a cuore la lotta proletaria e non la carriera personale.

Su questa via i proletari troveranno sempre al loro fianco i comunisti rivoluzionari, e il partito di classe rivoluzionario. Su questa via i proletari impareranno nuovamente a lottare per se stessi, per la propria classe, a lottare in quanto classe dentro e fuori dei confini di fabbrica o di categoria o del paese, in uno slancio formidabile come i proletari russi, italiani, tedeschi, francesi, inglesi, cinesi degli anni Venti del secolo scorso avevano fatto scuotendo il mondo capitalista dalle radici!

Invece di farsi ingannare per l’ennesima volta dal circo elettorale, i proletari devono usare le proprie energie per riorganizzare la propria lotta, per riorganizzare la lotta elementare di difesa dei propri interessi immediati. NO ALLA SCHEDA ELETTORALE, SI’ ALL’ORGANIZZAZIONE DELLA LOTTA OPERAIA DI CLASSE!

Proletari, date un calcio alle schede di voto perché queste non servono ad altro che a paralizzare anche il vostro più piccolo sforzo per la riorganizzazione classista.

 

> PER LA RIPRESA DELLA LOTTA DI CLASSE!

> PER LA RIORGANIZZAZIONE CLASSISTA DEL PROLETARIATO!

> PER L’UNIONE DEI PROLETARI AL DISOPRA DEI LIMITI DI FABBRICA,

   CATEGORIA, SESSO, ETA’, NAZIONALITA’!

> PER L’INTERNAZIONALISMO PROLETARIO!

> O PREPARAZIONE ELETTORALE, O PREPARAZIONE RIVOLUZIONARIA!

 

Partito comunista internazionale

(il comunista)  - Marzo 2008 

www.pcint.org

 

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