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Referendum sull’ “acqua pubblica”, il “nucleare”, il “legittimo impedimento”

Con i referendum si deviano i proletari nel pantano di un elezionismo impotente di cui approfittano soltanto i politicanti di mestiere.

Per non essere soffocati dalle leggi borghesi, confermate o abrogate, i proletari hanno una sola alternativa: scendere in lotta sul terreno dell’antagonismo di classe!

 

 

I prossimi 12 e 13 giugno, si è chiamati a votare – dopo le elezioni amministrative e i relativi ballottaggi, per la terza volta in un mese e mezzo – 4 quesiti referendari abrogativi di norme di legge esistenti con i quali i loro promotori si illudono di poter battere la voracità del grande capitale che vuole impossessarsi dell’acqua “pubblica”, che vuole avviare giganteschi affari nella costruzione di centrali nucleari per la produzione energetica e che intende proteggere ulteriormente la carica del presidente del consiglio da tempo sottoposto a indagini giudiziarie e a processi per vari reati.

E’ interessante notare che i primi due quesiti, che riguardano “l’affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica” e la “determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito” – per questo motivo è comunemente definito come referendum sull’acqua pubblica, sebbene la normativa che si vuole abrogare riguardi anche i trasporti pubblici e i rifiuti – vogliono fare intendere che l’acqua “non è una merce” ma “un bene comune”. Questi due quesiti sono stati promossi dal “Forum Italiano dei movimenti per l’acqua”, che raccoglie molti movimenti di base a sfondo ecologista. Ci si dimentica che siamo in pieno capitalismo e che tutto, qualsiasi cosa, anche l’aria che respiriamo, è merce e che qualsiasi capitale investito, sia esso privato o pubblico, pretende una adeguata remunerazione, il che significa semplicemente un adeguato profitto! L’acqua perderà la sua caratteristica di merce solo ed esclusivamente nella società comunista, nella società che avrà completamente distrutto il capitalismo eliminando il valore di scambio e riconducendo ogni prodotto al suo solo valore d’uso. L’illusione che la proprietà pubblica sia “proprietà di tutti”, e perciò non sia una “merce” è un vecchio inganno che l’opportunismo di sinistra ha cavalcato da sempre, fino a far crede a milioni di proletari che la società socialista è una società dove esiste il denaro, il mercato, il profitto ma “diversamente” ripartiti in modo che “tutti” ne potessero beneficiare (s’è visto la fine che ha fatto il falso socialismo sovietico!).

Il terzo quesito, promosso dal partito Italia dei Valori, si occupa di energia nucleare. Qui si vuole l’abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare. Anche in questo caso si diffonde l’illusione che il grande capitale, che domina prepotentemente su tutta l’economia e quindi su tutta la società, possa essere “indirizzato”, con una legge “adeguata”, ad investire su produzioni di energia elettrica con fonti cosiddette “rinnovabili” che di per sé non sarebbero dannose, come il fotovoltaico, l’eolico ecc. Il problema a monte, in realtà, non è se il nucleare, il fotovoltaico o l’idroelettrico sono più o meno dannosi l’uno rispetto all’altro, ma l’enorme quantità di energia elettrica che consuma, e spreca, la società capitalistica proprio perché ogni sua attività è volta esclusivamente alla produzione di profitto. E’ questa caratteristica fondamentale del modo di produzione capitalistico che porta ogni attività produttiva ad aumentare i rischi e i danni, sia che si basi su innovazioni tecniche dell’ultima ora, sia che si basi su tecniche già abbondantemente collaudate. Fukushima, Chernobyl, Tree Miles Island, evocano incidenti alle rispettive centrali nucleari, con morti e malati mostruosamente deformati. Ma non sono niente a confronto dei morti, dei mostruosamente deformati e malati perenni che hanno subito le bombe atomiche lanciate dal democraticissimo capitalismo americano a Hiroshima e Nagasaki: non è il nucleare in sé che uccide, è l’uso che ne fa il capitalismo! Per non morire di fame e di miseria, di guerre e di repressione, di incidenti sul lavoro o di amianto, di costruzioni malfatte e crollate per un terremoto o in un crollo in miniera, per una diga che non resiste alla pressione dell’acqua o per una diga che tiene perfettamente ma viene scavalcata dall’acqua, per non morire di profitto capitalistico, è il capitalismo, la sua società, il potere borghese, che tiene le leve del comando, che vanno abbattuti!

Il ridicolo, rispetto al nucleare, è che, mentre i partiti di governo, Pdl e Lega, hanno sostenuto tenacemente la necessità di dotare l’Italia di fonti energetiche più produttive per non dipendere così pesantemente dall’importazione di energia elettrica dall’estero, molti dei loro governatori locali hanno continuato a sostenere che “nel loro territorio” non si sarebbero mai costruite le centrali nucleari…

Il quarto quesito, anch’esso promosso dal partito Italia dei Valori, si occupa della norma conosciuta come “legittimo impedimento”, norma che riguarda il Presidente del Consiglio e i Ministri chiamati a comparire in udienza penale, per i quali è possibile dichiarare di non poter comparire al processo che li riguarda a causa di “impegni istituzionali”. Che questa norma sia stata fatta su misura per proteggere Berlusconi dai suoi processi è evidente a tutti. Ma è altrettanto evidente che in ogni Stato borghese, mentre si dichiara che “la legge è uguale per tutti”, in realtà i capitalisti, i ricchi, gli uomini di potere, anche se difficilmente vengono indagati, processati e condannati; e anche quando qualcuno di essi capita sotto le mani della magistratura, quest’ultima – che è una istituzione borghese e che ha il compito di difendere gli interessi borghesi in generale – non riesce quasi mai a completare in modo tempestivo e trasparente la procedura d’indagine e processuale, un po’ perché i tempi della “giustizia” sono lunghissimi, un po’ perché lo stuolo di avvocati che il ricco si può permettere ha il compito, per l’appunto, di tirare in lungo, fino alla prescrizione del reato. Non è una norma di legge, per quanto odiosa nella sua faziosità, a cambiare il corso della giustizia borghese: fatta la legge, trovato l’inganno, recita un famoso detto italiano, e la storia della classe borghese dominante di casa nostra lo dimostra ampiamente. Solo che, rispetto a questa pratica storica della borghesia italiana, se ne aggiunge anche un’altra, recente e contraria, che potrebbe essere definita così: fatto l’inganno, trovata la legge, e così la creatività della borghesia italiana non si ferma solo alla finanza ma si estende anche alla giustizia.

La realtà è che la giustizia borghese non è riformabile a favore del proletariato, ma soltanto a favore dei borghesi: tolta una norma ne inseriranno un’altra, e così l’inganno si fa legge!

L’arma del proletariato non è nella scheda di voto, ma nei mezzi e metodi di lotta con i quali riconosce finalmente l’antagonismo di classe che ogni pratica elezionista e referendaria tenta di nascondere.

A differenza delle elezioni politiche o amministrative, il referendum appare come un terreno più vicino anche ai proletari perché si tratta di dire sì o no a qualcosa di più preciso e comprensibile [salvo non capirci nulla dei commi, degli articoli di legge e del numero della legge x o y citati nei quesiti]. Questa volta, con i referendum sull’acqua e sul nucleare, i proletari possono essere ingannati ancor più facilmente. E sempre viva l’idea che il “pubblico” sia sempre un bene e il “privato” possa essere anche un “male”, perciò l’acqua pubblica sembra un bene che non costa nulla – ma le tasse che paghiamo servono anche a coprire i costi della distribuzione dell’acqua e dei continui sprechi di una manutenzione delle condutture raffazzonata – mentre la privatizzazione della sua distribuzione produrrebbe un inevitabile alzo dei costi, come a suo tempo era già successo alla distribuzione del gas quando dalle mani pubbliche passò alla gestione privata.

Per il nucleare, invece, l’emozione di un incidente come quello di Fukushima, alla pari di quel che è stato Chernobyl, lavora inevitabilmente sulla paura non solo dell’incidente in sé, ma anche rispetto all’inganno continuo nell’informazione data e a più riprese smentita come ha fatto la società incaricata della gestione della centrale giapponese. Ci sono perciò motivi più che comprensibili perché questi referendum possano raccogliere il favore anche di molti proletari.

Resta però il fatto che il proletariato non avrà alcun beneficio nelle sue condizioni di vita e di lavoro da una società che si materializza in modo pesante nello sfruttamento del lavoro salariato e in una sempre più acuta precarizzazione del lavoro e della vita. Il proletariato nel suo futuro, non solo lontano ma anche molto prossimo – e per molti proletari è già presente da tempo – non vedrà alcun benessere, né dal nucleare né dall’assenza di nucleare, né dall’acqua pubblica né dall’acqua privatizzata, né vedrà all’opera una giustizia che applichi davvero la regola della “legge uguale per tutti”. Il proletario nel suo futuro deve vedere il risorgere della lotta unitaria e unificante per l’emancipazione dalla causa del suo sfruttamento, della sua oppressione economica, politica, sociale, per l’emancipazione dal capitalismo e dalla società eretta a sua immagine e somiglianza in cui la classe dominante borghese continuerà ad utilizzare, in difesa del suo potere politico, tutti mezzi dell’inganno democratico che gli servono per tramortire e intossicare il proletariato affinché si pieghi alle esigenze del profitto capitalistico, e tutti i mezzi della repressione anche la più brutale, come è successo a Genova nel 2001 o come succede, ma lo si viene a sapere raramente, in casi come Stefano Cucchi, Aldrovandi e altri morti “non si sa come” quando erano nelle mani della polizia e dei carabinieri.

La borghesia può imbellettarsi con referendum ed elezioni finché vuole; resta classe dominante, prepotente, arrogante e crudele, avvinghiata ai profitti e ai privilegi sociali. Solo il proletariato, scendendo sul terreno della lotta di classe e rivoluzionaria può affrontarla, combatterla e vincerla. 

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

9 giugno 2011

www.pcint.org

 

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