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La violenza ufficiale fa l’ennesima vittima: assassinato a Napoli un ragazzo disarmato!

 

 

La notte tra giovedì e venerdì  4 e 5 settembre scorsi, presso il rione traiano, nel quartiere di fuorigrotta a Napoli, un presidio di carabinieri intima a tre giovani su un motorino di fermarsi. I giovani scappano e i carabinieri li inseguono. Poco dopo  la volante sperona il motorino facendolo rovinare su di un’aiuola. Uno dei ragazzi scappa, gli altri due sono a terra. Un carabiniere tira fuori la pistola e spara alla schiena a Davide Bifolco. Il ragazzo viene ammanettato e spinto con la testa a terra. L’altro é anch’esso a terra, bloccato e chiama l’amico per sapere come sta. Ma Davide non risponde, é morto sul colpo. Un altro carabiniere insegue il terzo che scappa nei pressi di una sala giochi, ma poi devia e prosegue nella fuga.  I tre scappavano  semplicemente perché non avendo il motorino assicurato volevano evitarne il sequestro.

Secondo la versione dei carabinieri, l’agente non voleva sparare, ma, inciampando, avrebbe fatto partire un colpo “accidentalmente”. Questi avrebbe inserito il colpo in canna in quanto la stessa pattuglia era stata avvertita della presenza di un latitante in circolazione in zona su di un motorino. E, guarda caso, lo riconosceva  proprio nel ragazzo che era riuscito a scappare. Ma il presunto latitante, ritornato sul luogo dell’accaduto, dichiarava invece di essere un’altra persona, di non avere niente a che fare con la giustizia e che, quindi, i carabinieri mentivano.

Davide era un ragazzo  incensurato, ma é stato ammazzato e trattato con ferocia inaudita, come nemmeno il peggiore dei delinquenti meriterebbe. Oramai esanime a terra veniva trasportato comunque al vicino ospedale San Paolo con ancora le manette e la terra che gli riempiva la bocca. Secondo un testimone affacciato ad un balcone, i barellieri sarebbero stati costretti dallo stesso agente che ha sparato a caricarlo sull’autoambulanza per eliminare eventuali  ed ulteriori prove e complicazioni sulla scena del crimine.

Seguono  rabbia e sgomento nel quartiere tra la disperazione dei familiari. La tensione sale alle stelle. Due volanti della polizia vengono assalite e danneggiate. Il rione traiano é un quartiere popolare di Napoli con  tessuto sociale prettamente proletario. Nei confronti di un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale non manca certamente l’arte di arrangiarsi. Ma molte sono le famiglie che non arrivano oramai alla fine del mese. Alla miseria crescente si aggiunge la repressione di polizia e carabinieri che non disdegnano di sparare nel mucchio. Assenti i movimenti di lotta e dei disoccupati degli anni passati, anche in questo quartiere c’é apatia  e rassegnazione.

Ma la morte del giovane Davide diventa la scintilla  che fa esplodere in modo spontaneo la protesta del quartiere.

Il giorno successivo viene organizzata una manifestazione sulla rotonda di via Cinzia , poco distante dall’accaduto, a favore di Davide Bifolco per chiederne giustizia. Nonostante il maltempo la gente aderisce in massa gridando: “Giustizia, giustizia!”.

Si é a pochi metri da uno degli ingressi della tangenziale che viene presidiata. Accorrono le volanti della celere in assetto antisommossa che disperdono i manifestanti con gas lacrimogeni. In un video amatoriale si assiste ad un’altra fase della manifestazione in cui i celerini si tolgono i caschi quasi ad esorcizzare la folla che risponde con applausi ironici e gridando : “Bastardi, assassini!”.

Troppi i testimoni in una zona popolare come il rione traiano. Oramai la notizia raggiunge anche le massime istituzioni governative che al solito porgono solidarietà e cordoglio, e chiedono agli organi competenti di “fare chiarezza”...

La prima istituzione ad intervenire fisicamente  é la chiesa con il parroco di quartiere. Questi, essendo deputato alla consolazione delle anime e al rispetto dell’ordine costituito, chiede alle istituzioni, insieme ai famigliari della vittima, giustizia. Mentre la gente viene invitata alla non violenza contro la violenza, delegando alle autorità le loro competenze!

Ma la tensione resta alta! La disapprovazione verso le forze dell’ordine già di per sé precaria é dilagante! In zona spariscono le abituali presenze delle volanti e qualcuno mostra  provocatoriamente, quasi come una sfida, le bancarelle con le sigarette di contrabbando. Un ragazzo si fa fotografare con un tatuaggio sulla schiena con su scritto: “Oggi  più che mai odio polizia e carabinieri”, mostrandolo in rete!

Le proteste spontanee non hanno tregua. Un corteo organizzato parte dal  rione e si reca presso l’obitorio dove viene fatta l’autopsia sul ragazzo. Chiedendo giustizia.

Le proteste si fanno quotidiane. Intanto il carabiniere che ha ucciso Davide chiede perdono alla famiglia pubblicando dei “versi”: “Sono addolorato. Con pudore voglio chiedere alla famiglia di Davide perdono. Consapevole che niente e nessuna parola potrà attutire il dolore, che segnerà per sempre anche la mia vita”. Prosegue la pubblicazione giustificando il motivo del colpo in canna e che l’accaduto é stato solo un terribile incidente.

Intanto l’avvocato della famiglia Bifolco fa sapere che le indagini che si stanno facendo sono portate avanti dallo stesso corpo a cui appartiene l’accusato dell’omicidio. Come in altri casi precedenti, in altre regioni italiane, si cerca di pilotare il risultato finale.

Si fa sentire anche la voce del sindaco De Magistris, il quale fa sapere che non lascerà la famiglia di Davide “da sola”. Sicuramente la famiglia del ragazzo ucciso in questi giorni non sarà sola, non grazie al sindaco, ma perché sta ricevendo la solidarietà concreta di migliaia di persone di tutta Napoli, una città abbandonata al degrado dalle istituzioni ed, in primis, proprio dal primo cittadino. Una città deturpata con strade dissestate e palazzi obsoleti, ma divorata dalle tasse e dai tributi, dalla disoccupazione e dai licenziamenti, dalla chiusura di migliaia di piccole e medie aziende, dalla chiusura quotidiana di esercizi commerciali, da suicidi per disperazione, dalla miseria crescente e dall’aumento delle attività illegali. Un tessuto sociale che si lacera sempre di più e mette sempre più in evidenza le contraddizioni di un sistema economico e sociale che sopravvive oramai solo a se stesso.

Al momento in cui scriviamo arrivano i primi risultati ufficiali dell’autopsia.  Il proiettile che ha ucciso Davide, si sostiene, é entrato dal petto e uscito dalla schiena e non viceversa; versione che smentisce le prime testimonianze e conferma quanto sostenuto dall’appuntato. Mentre, per l’avvocato della famiglia Bifolco, la traiettoria del proiettile confermerebbe invece la versione originaria e cioé che sia stato sparato alla schiena. Ma non sarà l’unico colpo di scena, ce ne saranno ancora altri indirizzati a salvare la faccia dell’arma dei carabinieri, ma soprattutto a stemperare gli animi della gente. Non a caso un colonnello dei carabinieri, durante un presidio della folla alla caserma Pastrengo nel centro cittadino, é sceso in strada e si é tolto il berretto in segno di lutto e cordoglio in solidarietà con  la famiglia di Davide. La folla accoglieva il gesto. Una moltitudine soprattutto di giovani, di ragazzi ignari della loro appartenenza sociale ma coinvolti oggettivamente in una dinamica di scontro di classe che tarda a venire alla luce, ma che avverrà.

Le nuove generazioni vivono e vivranno sulla loro pelle il peso delle contraddizioni che sino ad oggi sono state celate dalle mistificazioni di una democrazia che incarna l’altro volto della dittatura borghese. Cala la maschera di una vecchia strategia mostrando sempre più il vero volto della dittatura di classe della borghesia, quello del dispotismo sociale come conseguenza del dispotismo economico e politico.

La reazione spontanea dei proletari del quartiere di fuorigrotta viene sempre più veicolata dalle onnipresenti forze dell’opportunismo politico, della chiesa e della democrazia borghese, sul terreno della pace sociale. I margini per il controllo sociale esistono evidentemente ancora, ma sono destinati ad assottigliarsi perché la violenza e la repressione da parte delle forze della conservazione sociale saranno sempre più sistematicamente usate. Dalla repressione che subiscono e subiranno non solo i proletari di Napoli, ma anche gli altri fratelli di classe di ogni altra città, bisognerà trarre una seria lezione, soprattutto nell’identificare i loro nemici di classe spesso camuffati come loro alleati.

Napoli é una polveriera sociale. Le proteste, anche molto plateali, si susseguono quotidianamente in tutta la città. Proteste spontanee e separate che esprimono disperazione, ma soprattutto rabbia.

Questo primitivismo é l’anticamera della ripresa della lotta di classe che presto o tardi riprenderà. La memoria storica delle leggendarie quattro giornate di Napoli non é andata persa. Assente una vera direzione politica di classe, che poteva e può essere data solo dal partito proletario di classe, il proletariato napoletano riuscì comunque in soli quattro giorni a sconfiggere l’esercito tedesco allora uno dei più forti al mondo. La borghesia lo sa.

Ed é in questo spirito che esortiamo i proletari alla lotta ed all’organizzazione. Il futuro delle nuove generazioni proletarie é il futuro della società di specie. Società preconizzata dai maestri del marxismo e sul cui filo del tempo la sinistra comunista tiene coerentemente la giusta rotta.

Solidarietà alla famiglia di Davide; solidarietà a tutti i proletari, nella loro rabbia per essere costretti a sopravvivere in condizioni che peggiorano sempre più e nella loro lotta, oggi ancora incosciente ma domani indirizzata nella prospettiva di classe, per l’emancipazione dal sistema borghese di sfruttamento e di oppressione!

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

18 settembre 2014

www.pcint.org

 

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