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Francia. Le brutalità della polizia sono solo l'altra faccia della democrazia borghese!

 

 

Il vigliacco pestaggio, il 21 novembre, del produttore musicale Michel Zecler, reo di non indossare la mascherina e di essere nero e le brutalità nei confronti dei giovani presenti in studio, dopo che la polizia aveva abusato due giorni prima contro i richiedenti asilo riuniti a Place de la République, hanno suscitato una indignazione legittima. I poliziotti avevano accusato il produttore di essersi ribellato e di aver tentato di impossessarsi di una delle loro armi, era stato bloccato e portato, “guardato a vista”, in una sede della polizia di Parigi; senza il video di sorveglianza che ha accertato le menzogne della polizia, sarebbe stato condannato pesantemente, come accade regolarmente in questi casi: per i giudici la parola della polizia è sempre veritiera. Allo stesso modo, per la morte di Cédric Chouviat, questo fattorino strangolato dagli agenti di polizia durante un arresto a Parigi il 3 gennaio scorso, è stato un video che ha permesso di smentire la versione della polizia (1).

È proprio per garantire la massima impunità della polizia che il cosiddetto disegno di legge sulla “sicurezza globale” intende, tra le altre cose, vietare la diffusione di immagini che rivelano le azioni degli agenti di polizia e di controllare il lavoro dei giornalisti durante le manifestazioni.

L'ultima violenza poliziesca fa, effettivamente di una lunga serie che sarebbe lungo elencare; basti ricordare il caso di Adama Traoré, questo giovane di 24 anni ucciso dalla polizia dopo un arresto nel luglio 2016, e la continua mobilitazione dei suoi parenti ha costretto la giustizia a non seppellirlo, e i casi di repressione scatenata contro Gilet gialli (11 morti e centinaia di feriti), contro i partecipanti nelle diverse manifestazioni, contro giovani di quartieri proletari ecc.

Le brutalità attuali non fanno quindi eccezione, non sono opera di qualche “pecora nera” o di “elementi violenti reclutati stupidamente” (Mélenchon dixit): sono l'inevitabile conseguenza della difesa del sistema capitalista, perché essa si basa sullo sfruttamento delle grandi masse, sul mantenimento dell’ordine borghese attraverso una repressione costante di tutti coloro che minacciano o contestano questo sfruttamento, di tutti coloro che rappresentano una minaccia almeno potenziale contro l’ordine costituito e le istituzioni che ne garantiscono la continuità. In tempi di prosperità economica e calma sociale, questa repressione, sebbene sempre presente e violenta, appare solo sporadicamente. La democrazia, che è il sistema politico più adeguato per l’ordine borghese perché ostacola la lotta di classe sostenendo di superare gli antagonismi sociali attraverso il voto, presenta, in quei tempi, un volto pacifico e relativamente “benevolo”.

Ma in tempi di crisi, la democrazia rivela il suo vero volto al servizio esclusivo del dominio capitalista: la repressione si manifesta apertamente, assumendo un carattere sistematico, sempre più violento e “arbitrario”. Questa è la situazione in cui ci troviamo; il governo ha usato il pretesto della crisi sanitaria per aumentare maggiormente, con il consenso implicito o esplicito di tutte le forze politiche e sindacali, il dominio totalitario borghese sulla società in generale e sui proletari in particolare. I governanti sanno che la devastante crisi economica, che non ha senza precedente, provocherà prima o poi la reazione dei proletari che sono le prime vittime (secondo il settimanale macroniano Challenges del 25/11 “L'esecutivo è paralizzato dal rischio di una esplosione sociale”). Questo spiega fondamentalmente l’ultima “svolta represiva” del governo evidenziata dai media, e non certo le minacce terroristiche. Questa “svolta” si manifesta in particolare sia con l’aggravarsi delle misure contro gli immigrati e i richiedenti asilo, designati alla popolazione come capri espiatori, sia con la nuova legge sulla sicurezza, che segue tante altre già in essere: il potere , che in realtà non ha mai esitato fino ad ora a ricorrere alla repressione, si prepara così a futuri scontri.

Ma c'è un altro aspetto di questa preparazione antiproletaria che va messo in luce, ed è l’opera degli oppositori ufficiali, dei sindacati e dei cosiddetti partiti di “sinistra”.

La rabbia di decine e decine di migliaia di persone (2) che hanno manifestato il 28 contro le violenze della polizia è stata deviata dagli organizzatori delle “Marce delle Libertà” (dai sindacati CGT, FSU, SUD, ai partiti di sinistra, PS, PCF, Insoumis, Verts, NPA ecc.) verso una mobilitazione contro un “attacco alla democracia” (“comunicato unitario” NPA, France Insoumise ecc.) e per la difesa dello “Stato di diritto”. Tutta questa gente si guarda bene dal dire che lo Stato è il pilastro dell’ordine borghese, incaricato, come tale, di reprimere le lotte proletarie, e che la democrazia serve solo a velare la dittatura della borghesia. Stanno facendo tutto il possibile per consolidare le illusioni distrutte dello Stato e della democrazia, fornendo così un aiuto insostituibile alla classe dominante. Di più, quando alcuni di loro erano al governo, non solo servivano il capitalismo come meglio potevano, ma guidavano anche l’escalation repressiva in atto da anni contro i militante operai, i giovani in lotta e i dimostranti in generale (3). I proletari hanno già potuto constatare innumerevoli volte di far parte dei loro avversari.

La risposta alle aggressioni, alla brutalità e ai crimini di polizia può essere efficace solo se condotta indipendentemente dagli orientamenti di questi sostenitori della conciliazione sociale, veri agenti della collaborazione tra le classi.

Solo una lotta condotta su orientamenti di classe, chiaramente anticapitalista, potrebbe far rinculare il governo e i borghesi mobilitando i proletari. Questo vale per la difesa contro le violenze della polizia, come per la difesa dei salari, la lotta contro i licenziamenti, contro la repressione dei richiedenti asilo o dei lavoratori privi di documenti.

 

Abbasso la democrazia borghese, viva la lotta di classe e l’unione dei proletari contro il capitalismo e lo Stato borghese!

 


 

(1) Si sente chiaramente Cédric gridare agli agenti di polizia che gli applicano una “mossa da soffocamento”: “Sto soffocando!”. Questo in seguito farà dire al ministro dell'Interno Darmanin: “Soffoco quando sento parlare di violenza della polizia”...

(2) 135.000 secondo la polizia, da 300 a 500.000 secondo gli organizzatori

(3) L'ex presidente François Hollande ha avuto il coraggio di unire la sua voce alle critiche della legge sulla sicurezza in discussione, lui che ha coperto tutti gli abusi della polizia commessi sotto il suo mandato e compreso il ministro degli interni “socialista”, Cazeneuve che, nel novembre 2016, aveva dichiarato in merito all’omicidio di Adama Traoré: “Quello che non posso più accettare è la permanente messa in discussione [...] del lavoro svolto dalla polizia, la teorizzazione del consustanzialità della violenza della polizia”...

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

29 novembre 2020

www.pcint.org

 

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