Back

Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                


 

Senegal

Non è la democrazia che i proletari devono difendere, ma i loro interessi di classe!

Contro tutte le cricche borghesi, contro l'imperialismo e lo sciovinismo: lotta di classe!

 

 

Il Senegal, un "bravo allievo" della democrazia in Africa occidentale e una delle roccaforti dell’imperialismo francese nel continente, è stato scosso per giorni da violente rivolte. Il potere ha risposto alle manifestazioni contro l’arresto dell’oppositore Sonko, con una sanguinosa repressione: le sue truppe, assistite da teppisti muniti di elmetto e armati di mazze, in più occasioni hanno sparato proiettili veri contro i manifestanti Secondo i media, la repressione delle manifestazioni in varie città fino al 6 marzo avevano fatto “almeno” 6 morti. Solo i canali televisivi vicini al governo erano autorizzati a darne notizia (e sono diventati l'obiettivo dei rivoltosi), il potere ha instaurato delle restrizioni su Internet ecc., ha vietato tutte le manifestazioni e i raduni (in nome della lotta contro la pandemia!). Le proteste sono state accompagnate da atti di saccheggio che hanno preso di mira in particolare gli interessi delle società francesi, simboli del dominio imperialista. Naturalmente, il trattamento politico-mediatico delle proteste in Francia ha insistito sul saccheggio e non ha assunto lo stesso tono di indignazione nei confronti delle autorità come durante le proteste in Bielorussia o in Birmania.

 

UN PAESE SOTTO IL DOMINIO DELL'IMPERIALISMO FRANCESE

 

La Francia ha ancora una forte presenza in Africa occidentale, sia economicamente che attraverso la presenza militare. L'ultima base francese in Senegal è stata chiusa nel 2010, ma secondo il Ministero francese delle Forze Armate: «Dal 1 ° agosto 2011, a seguito del trattato firmato tra Francia e Senegal, i 400 soldati e civili francesi in Senegal (EFS ) costituiscono, a Dakar, un “polo operativo di cooperazione” a vocazione regionale. Le missioni principali consistono nel garantire la difesa e la sicurezza dei cittadini francesi, sostenere i nostri dispiegamenti operativi nella regione e contribuire alla cooperazione militare regionale. L’EFS ha anche la capacità di ospitare, supportare o persino comandare una forza congiunta prevista» (1). La base è ufficialmente scomparsa, ma le truppe sono di stanza vicino all’aeroporto principale del Paese in una base che non è ufficialmente una base...

L’imperialismo francese può quindi sempre utilizzare il Senegal, che rimane integrato nel suo sistema militare di sorveglianza e intervento in Africa. Anche nell’economia la presenza francese è molto forte come in tutta l’Africa occidentale. In questa regione troviamo un’ampia percentuale di multinazionali francesi: LVMH, Bouygues, Bolloré, Pinault, Bureau Veritas, CMA-CGM, Lafarge, Total, Vinci, Véolia, BNP Paribas, Natixis, Crédit Agricole, Accor, Gaz de France, Michelin, Orange, Air France, i gruppi Castel e Compagnie Fruitière nell’industria agro-alimentare...  

Questa presenza in Senegal è favorita dall’attuale presidenza. Questo è ciò che denuncia ad esempio un avversario: «Il presidente Macky Sall sembra camminare meravigliosamente sulla scia di questi dirigenti d’azienda dell’Occidente in generale, e della Francia in particolare. Dopo, tra gli altri - visto che l'elenco è lungo - gli elogi dei benefici del franco CFA ancora ferocemente combattuti da molti attivisti patriottici e panafricani per i suoi effetti nocivi sulle economie dei paesi in cui è presente; la scandalosa aggiudicazione a Total di un contratto di sfruttamento petrolifero; la compiacente sottoscrizione di un altro onerosissimo contratto per la costruzione del TER ancora attraccato, sepolto nella polvere; la gestione dell’autostrada a pedaggio affidata ad Eiffage con scarso beneficio per il Paese, le frequenti e irrispettose ingerenze dei vari ambasciatori francesi in molti dei nostri affari interni negli ultimi anni ecc.» (2).

L'Africa occidentale quindi appartiene ancora al “cortile” francese anche se indebolito dalla rapacità dei suoi concorrenti, in particolare con l'ascesa della potenza cinese e russa. L'imperialismo francese è quindi un attore importante della crisi attuale, anche se per il momento resta in agguato nell'ombra.

 

DIETRO LO SCONTRO TRA CRICCHE BORGHESI, LO SPETTRO DELLA COLLERA SOCIALE

 

Secondo il quotidiano francese Le Monde, «L'arresto di mercoledì del signor Sonko, terzo alle elezioni presidenziali del 2019 e che dovrebbe essere uno dei principali concorrenti per quelle del 2024, ha fatto arrabbiare i suoi sostenitori, ma anche, dicono molti senegalesi, ha portato al suo apice le frustrazioni causate dalle condizioni di vita dopo la pandemia di Covid-19. Tra la folla, molti hanno espresso il loro risentimento contro il presidente Macky Sall» (3).

La situazione delle classi lavoratrici in Senegal è drammatica (4). I salari sono molto bassi: per chi ha un lavoro a tempo indeterminato il salario medio mensile è ufficialmente di 145 euro mensili e il salario minimo è di 90 euro; ma il 30% dei lavoratori riceve meno di 55 euro al mese. Il tasso di disoccupazione era ufficialmente del 16,9% alla fine del 2019, ma un rapporto dell'ILO pubblicato lo scorso autunno ha dato la cifra al 48%! Secondo la Banca Africana di Sviluppo, il numero di disoccupati e precari supera il 70%; il tasso di disoccupazione è particolarmente alto tra i diplomati: le promesse di Macky Sall di creare più di un milione di posti di lavoro dopo la sua elezione sono svanite senza lasciare traccia.

In questa situazione in cui i lavori precari sono per molti l'unico modo per sopravvivere, le misure di coprifuoco decise dal governo per combattere il Covid sono state disastrose per le masse povere. Avevano già scatenato rivolte a giugno. È questa situazione di profonda miseria economica e sociale nel quadro del dominio imperialista che alimenta la protesta usata dai demagoghi borghesi, a cominciare da Sonko: «Colpisce spesso nel segno denunciando l'indebitamento dello Stato, la povertà, l'insicurezza alimentare o persino i sistemi sanitari ed educativi in ​​rovina» e «“Senza complessi nei confronti dei francesi o degli americani”, Ousmane Sonko vuole rinegoziare i contratti con le multinazionali e sostiene un’uscita “esponsabile e intelligente” dal franco CFA, percepito come un simbolo postcoloniale» (5).

Per sostenere le sue ambizioni, Sonko ha un proprio partito: il PASTEF, «Patrioti del Senegal per il Lavoro, l’Etica e la Fraternità», «fondato nel gennaio 2014 da giovani dirigenti della pubblica amministrazione senegalese, del settore privato, delle libere professioni, degli ambioenti dell’insegnamento e degli uomini d'affari che, per la maggior parte, non hanno mai fatto politica» (6).

 

LA DEMOCRAZIA SENEGALESE SI BLINDA

 

In Africa, il Senegal «ha tradizionalmente una buona nomea democratica con il suo precose ritorno al pluralismo politico inquadrato (1976), poi liberalizzato (1983), la sua libertà di stampa e le sue due alternanze del 2000 e del 2012. Le realtà istituzionali sono, tuttavia, spesso meno brillanti dell'immagine di una vetrina democratica tenuta dalla stampa internazionale» (7).

In effetti, il regime ha sempre lasciato cadere la sua maschera democratica quando si sente minacciato. Con l'aumento della tensione sociale, il governo brandisce ancora una volta il manganello contro le masse e anche contro i demagoghi che vogliono appoggiarsi al malcontento generale. Come altrove, la democrazia si blinda con «una riforma della legge elettorale che ha suscitato l'ira dell'opposizione. In effetti, questa riforma rende più strette le condizioni di sponsorizzazione necessarie per candidarsi alla poltrona presidenziale, il che può portare a credere in un tentativo di escludere qualsiasi sfidante» e «di altre derive, molto reali: dal 2012 molti oppositori sono rimasti in carcere per i motivi più diversi, e i due principali avversari del presidente uscente (Karim Wade e Khalifa Sall) sono stati oggetto di condanne controverse. Le manifestazioni sono regolarmente bandite dalla prefettura di Dakar e l'organizzazione delle ultime elezioni legislative è stata segnata da evidenti carenze da parte di un ministero dell'Interno in mano al partito di governo (l’Alliance pour la République, APR)» (8).

Tuttavia, questa democrazia trova dei tirapiedi fedeli nei partiti “socialista” e “comunista”.

 

«SOCIALISTI» E «COMUNISTI», FEDELI SOSTENITORI DELLA DEMOCRAZIA BORGHESE 

 

Fedeli al loro odio per la protesta sociale e la rivolta, il Partito Socialista (membro dell'Internazionale Socialista) e il Partito dell'Indipendenza e del Lavoro (PIT), legati al PCF (9), hanno mostrato ancora una volta il loro carattere fondamentalmente controrivoluzionario.

Il PS denuncia «forze oscurantiste e destabilizzanti che attaccano il nostro Paese», «esprime il suo pieno sostegno alle forze di difesa e sicurezza che stanno facendo di tutto per ristabilire l'ordine» e «ribadisce il suo fermo sostegno al Capo dello Stato, il presidente Macky Sall» (10).

Il PIT denuncia una «cospirazione» straniera, «i “pro-democrazia”, inventati dal nulla dalle grandi potenze occidentali, e veicolati dai loro media e dalle loro organizzazioni della “Difesa della democrazia e dei diritti umani”» e i «“pro-democrazia” e i salafiti [che] hanno deciso di lanciare il loro movimento per destabilizzare il Senegal». Il PIT presenta il Senegal come «un riferimento di Stato democratico, rispettoso dei diritti e delle libertà dei suoi cittadini» e invita «i patrioti, repubblicani e democratici, del Senegal, in patria e nella diaspora, a bloccare la strada ai jihadisti e alle tendenze indipendentiste in Casamance» (11). Tutto questo parla da solo!

 

UNA «ESTREMA» SINISTRA ALLA CONTINUA RICERCA DI UN PADRINO BORGHESE

 

I trotskisti e i maoisti si sono indeboliti all'inizio del secolo a causa del loro sostegno alla destra liberale. In seguito i trotskisti della Quarta Internazionale, avevano costruito un “ampio” partito nel 1991: And-Jef / PADS (Partito africano per la democrazia e il socialismo), «un'organizzazione uscita dalla fusione di tre gruppi di estrema sinistra: And-Jef (Agire insieme, di origine maoista), l'Unione Popolare Democratica (UDP, anch’essa di origine maoista) e la nostra sezione senegalese, l'Organizzazione socialista dei lavoratori» (12).

Nelle elezioni presidenziali del 2000, gran parte dell’“estrema” sinistra ha partecipato alla coalizione della destra liberale contro il “socialista” Abou Diouf in un «polo di sinistra […] composto dai seguenti partiti: Lega Democratica/Movimento per il Partito del Lavoro (LD/MPT), Pertito dell’Indipendenza e del Lavoro (PIT), And-Jef/Partito African per la Democrazia e il Socialismo (AJ/PADS), Movimento per il Socialismo e l’Unità (MSU), Unione per la Democrazia e il Federalismo (UDF/Mbolomi)» (13).  

Dopo la sconfitta di Diouf, And Jëf ha partecipato «dal 2000 al 2007 ininterrottamente, alla gestione degli affari del Paese in un governo prevalentemente liberale nel quale contava ben quattro ministri come parte di una coalizione di maggioranza presidenziale intorno a Wade» (14).

Alla fine degli anni 2000, il partito si è diviso in due. Uno dei suoi eredi, And Jëf/PADS Authentique, durante l'ultima tornata elettorale presidenziale era ancora membro della coalizione Bby guidata da Macky Sall (15).   

Negli ultimi anni è emersa una nuova corrente «rivoluzionaria»: il «Fronte per una Rivoluzione antimperialista popolare e panafricana» (FRAPP). Si presenta come «determinato a continuare la lotta contro il sistema neocoloniale gestito dall'Eliseo» (16). Si appella all’«interesse superiore della pace civile e della costruzione nazionale»  e ad «attaccare tutti questi virus dannosi, nocivi per la nostra indipendenza nazionale, per la sovranità del nostro popolo, per la liberazione e per l’unità del nostro continente, per il suo sviluppo endogeno sostenibile e il suo sviluppo politico, economico, sociale, scientifico, sanitario, culturale o di altro tipo» (17).  

Questo FRAPP si è alleato col demagogo borghese Sonko «nella lotta contro l'arbitrarietà, l'ingiustizia, il rinculo democratico, le persecuzioni e l'aggressione alle libertà fondamentali» (18). Questa coalizione elettorale con forze integralmente borghesi ha ricevuto il sostegno dei trotskisti francesi dell'NPA che presentano il nazionalista borghese PASTEF come «l'espressione politica di un'alternativa al mantenimento di un sistema che asservisce il paese agli interessi economici e militari della Francia nella regione [che] sta lottando perché il popolo senegalese recuperi le proprie risorse naturali e abbia uno sviluppo economico e sociale che rompa con il neocolonialismo e il franco-CFA/eco» (19). Trotsky, nell'era del cosiddetto “Fronte popolare”, denunciò vigorosamente questo tipo di alleanze come un tradimento delle posizioni di classe proletarie; ma gli attuali trotskisti hanno da tempo rinunciato alle posizioni di classe! Gli pseudo “rivoluzionari” di oggi continuano sulla strada dei loro avi: sempre pronti a servire le forze borghesi in nome della democrazia o del nazionalismo...

 

CONTRO L'IMPERIALISMO FRANCESE! CONTRO LA DEMAGOGIA NAZIONALISTA! CONTRO TUTTE LE CRICCHE BORGHESI!

 

La borghesia imperialista francese è nemica dei proletari in Senegal come in Francia.

In Francia, è dovere dei comunisti e del proletariato denunciare incessantemente lo sfruttamento dell'Africa da parte del “loro” imperialismo, rivendicare il ritiro degli interessi francesi (a cominciare dalle truppe di occupazione) e l’interruzione del sostegno ai regimi che stanno dissanguando i lavoratori e i popoli dell'Africa. Questo può essere fatto solo su basi di classe, lontano dalle teorie “decoloniali” che vogliono cancellare i confini tra le classi per costruirne di artificiali tra “razzializzati” (proletari, piccolo borghesi e borghesi, tutti insieme) e detentori del “privilegio bianco” (proletari, piccolo borghesi e borghesi tutti nello stesso sacco).

In Senegal e in Africa, i proletari devono affrontare il dominio imperialista mentre combattono i capitalisti e gli Stati locali, che sono altrettanto rapaci. È essenziale che questa lotta, se vuole essere vittoriosa, sia condotta su una base di classe indipendente contro tutte le “unioni nazionali” e i fronti “antimperialisti”.

Laggiù come qua, i proletari hanno lo stesso nemico e la stessa lotta anticapitalista da portare avanti. I borghesi ne sono pienamente consapevoli, i proletari lo diventeranno.

Nella loro lotta vitale contro la miseria, l'oppressione e lo sfruttamento capitalista, e di fronte alla sanguinosa repressione di un regime sostenuto dallo Stato francese, i proletari e le masse senegalesi hanno un urgente bisogno della solidarietà dei proletari di Francia ed Europa, una solidarietà di classe con i proletari dei paesi sotto il dominio dell'imperialismo che deve culminare nella ripresa della lotta di classe rivoluzionaria contro il capitalismo.

 

Solidarietà con i proletari e le masse in lotta del Senegal!

No al sostegno del regime omicida di Macky Sall!

Interruzione della cooperazione, soprattutto militare e di sicurezza, con Macky Sall!

Ritiro delle truppe francesi!

L'imperialismo francese fuori dall'Africa!

Viva la lotta proletaria internazionale!

 


 

(1) www.defense.gouv.fr/operations/afrique/afrique-de-l-ouest/senegal/dossier/les-elements-francais-au-senegal

(2) Bosse Ndoye “Macky Sall, gerente degli interessi francesi in Senegal”, www.seneplus.com/opinions/macky-sall-gerant-des-interets-francais-au-senegal

(3) www.lemonde.fr/afrique/article/2021/03/05/le-senegal-en-proie-a-des-affrontements-d-une-ampleur-inconnue-depuis-plusieurs-annees_6072148_3212.html 5 marzo 2021

(4) Così descrive l'Unione Africana dei Lavoratori Comunisti Internazionalisti (UATCI-UCI), collegata a Lutte Ouvrière: «la povertà, lungi dal diminuire, non fa che aggravarsi nel paese. La disoccupazione colpisce sempre più i giovani in età lavorativa. Anche chi è abbastanza fortunato da avere un piccolo lavoro non può mantenere le proprie famiglie perché i salari sono così bassi e il poco che guadagnano viene consumato dall'inarrestabile aumento del costo della vita. Continuano ad aumentare i prezzi del cibo, degli affitti, dei trasporti, nonché le spese legate all'istruzione dei bambini, mentre i redditi dei lavoratori, dei piccoli contadini e dei piccoli artigiani non aumentano». Le Pouvoir aux travailleurs, ottobre 2020.

(5) «Ousmane Sonko, l'avversario il cui arresto infiamma il Senegal». https://information.tv5monde.com/info/ousmane-sonko-l-opposant-dont-l-arrestation-enflamme-le-senegal-399131?amp  

(6) pastef.org

(7) Etienne Smith «Presidenziali in Senegal, le pretese di una “democrazia modello” », 4 marzo 2019, https://theconversation.com/presidentielle-au-senegal-les-faux-semblants-dune-democratie-modele - 112776

(8) Mehdi Ba «Il Senegal è una dittatura che si ignora?», https://www.jeuneafrique.com/mag/557589/politique/le-senegal-est-il-une-dictature-qui-signore/ , 15 maggio 2018.

(9) Vedere l'intervento di uno dei suoi leader in un Consiglio Nazionale PCF www.pcf.fr/intervention_de_samba_sy

(10) www. dakaractu. com/ MANIFESTATIONS- AU-SENEGAL- Le-Parti-socialiste- denonce-vigourellement- la-situation- insurrectionnelle- judiciellement_ a200603.html

(11) Ibrahima Sène «Perché il Senegal è improvvisamente considerato una “Dittatura”?», senego.com/pourquoi-le- senegal-est-subitement-considere-comme-une-dictature-ibrahima-sene_1236381.html,  5 marzo 2021.

(12) Livio Maitan «La Quarta Internazionale, 60 anni d’analisi e di lotte» www.lcr-lagauche.be/cm/index.php?option=com_sectionnav&view=article&Itemid=53&id=732, 21 luglio 2001.

(13) Diop Momar Coumba, Diouf Mamadou, Diaw Aminata, «Il baobab è stato sradicato. L’alternanza in Senegal», Politique africaine, 2000/2 (N ° 78), p. 157-179. DOI: 10.3917 / polaf.078.0157. URL: https://www.cairn.info/revue-politique-africaine-2000-2-page-157.htm

(14) Bougouma Mbaye «Unificazione della sinistra in Senegal: La lunga marcia (1914-2012)», www.pambazuka.org/fr/governance/unification-de-la-gauche-au-s%C3%A9n%C3 % A9gal-la-longue-marche-1914-% E2% 80% 93-2012, 14 ottobre 2013.

(15) www.dakaractu.com/And-Jef-PADS-Authentique-Nous-restons-dans-la-coalition-Bby-mais-cela-ne-nous-empeche-pas-d-avoir-des-ambitions_a197056.html

(16) Dichiarazione del 26 febbraio 2021 https://www.afriquesenlutte.org/afrique-de-l-ouest/senegal/article/front-pour-une-revolution-anti-imperialiste-populaire-et-panafricaine-frapp

(17) Dichiarazione del 24 febbraio https://www.afriquesenlutte.org/afrique-de-l-ouest/senegal/article/mettre-fin-a-la-chasse-al-homme-aux-arrestations-arbitraires-et-a-la-dictature  

(18) www.seneplus.com/politique/frapp-france-degage-et-pastef-dakar-comptent-marcher-vers-le

(19) «Sostegno all'opposizione democratica, al PASTEF e ai diritti di Ousmane Sonko contro la repressione dello Stato senegalese», lunedì 22 febbraio 2021.

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

7 marzo 2021

www.pcint.org

 

Top

Ritorno indice

Ritorno archivi