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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                


 

Per i proletari, nella società del capitale, il lavoro è una condanna a morte!

Solo sul terreno della esclusiva difesa degli interessi operai immediati di classe ci si può opporre alla continua strage sui posti di lavoro!

 

 

Il bollettino di guerra sugli infortuni e sulle morti sul lavoro in Italia, che le istituzioni borghesi redigono ogni mese, racconta sempre la stessa storia: di lavoro si muore! E chi muore? Al 99% sono gli operai.

Nel 2023, secondo l’Inail, che calcola soltanto i lavoratori loro assicurati, i morti sul lavoro sono stati 1.041; secondo la ricerca più accurata da parte dell’Osservatorio di Bologna dell’ex operaio Carlo Soricelli (https://cadutisullavoro.blogspot.com/), che tiene conto anche delle morti di operai che lavorano in nero e di immigrati che il governo ama chiamare “clandestini” e che raccoglie notizie dai giornali locali di tutta Italia, i morti sarebbero stati 1.485: oltre 4 morti al giorno!!!

Ormai è la norma da decenni: si oscilla sempre tra i 3 e i 4 morti sul lavoro al giorno! E i settori dove si muore di più sono sempre gli stessi: edilizia ed agricoltura, dove appunto è presente massicciamente il lavoro nero e il lavoro degli immigrati.

Qual è stata e qual è la risposta dei sindacati, a partire dalla CGIL? Bisogna aumentare i controlli sulla sicurezza del lavoro, bisogna diminuire i subappalti. C’è mai stato uno sciopero generale contro le morti sul lavoro che coinvolgesse gli operai di tutti i settori, e non solo di quelli più colpiti? Mai! Ci sono mai state promesse da parte dei governi, delle associazioni padronali, dei partiti parlamentari, dei sindacati collaborazionisti, di intervenire affinché non avvengano più morti sul lavoro? Sempre! E’ inutile dire che tali promesse non hanno mai trovato un riscontro concreto!

Ieri, 16 febbraio, alle 8.45, nel cantiere di Firenze, in zona Rifredi/Novoli, in cui si sta costruendo da tempo un maxi-supermercato di alcuni piani della Esselunga, avviene la tragedia: mentre dalla betoniera a terra, attraverso un lungo braccio meccanico, una pompa porta il calcestruzzo ai piani più alti della struttura, una trave di cemento del quarto piano, lunga 20 metri, cede e crolla abbattendosi su tutto ciò che trova sotto di sé fino a terra, distruggendo i prefabbricati sottostanti e piombando sugli operai che stavano lavorando: finora sono state accertate 4 morti, 1 disperso (per il quale ormai non si nutrono speranze), 2 infortunati gravi e uno lievemente.

Il cantiere è di La Villata Spa (il cui presidente è Angelino Alfano, ex ministro della giustizia nel governo Berlusconi IV, ex ministro dell’interno nei governi Letta e Renzi, ex ministro degli esteri nel governo Gentiloni), di proprietà dei Caprotti, padroni della Esselunga, che ha affidato i lavori alla Attività Edilizie Pavesi, la stessa impresa edile che nel febbraio del 2023, a San Benigno di Genova, è stata responsabile di un doppio incidente, sempre in un cantiere della Esselunga, quando era crollata una rampa del parcheggio, ferendo tre operai, e qualche settimana dopo, durante uno scavo, era stata lesionata una tubatura del gas e l’ovvio pronto intervento dei Vigili del fuoco. Passa qualche mese e, ad aprile, sempre a San Benigno, un operaio viene travolto da un grosso cancello e ricoverato d’urgenza per trauma cranico (l’Asl aveva messo sotto sequestro l’area, il processo è ancora in corso, ma il supermercato è stato inaugurato comunque a maggio!).

Quel che è ormai una costante, soprattutto nei grandi cantieri, è l’affidamento dei lavori di costruzione ad una serie interminabile di appalti e subappalti. Da quel che dicono le cronache nel cantiere di Firenze le imprese appaltatrici sono addirittura 34, e solitamente il numero più alto di vittime è tra i lavoratori delle imprese dal terzo livello di subappalto in poi.

Questo sistema è stato inventato – e naturalmente le leggi ad hoc lo sanciscono – per contenere i costi, a cominciare dalla società committente – in questo caso Esselunga – il che vuol dire che ogni impresa appaltatrice e subappaltatrice (per vincere le rispettive “gare” rispetto ad altre imprese) si presenta con un’offerta al ribasso: il che, a sua volta, vuol dire, meno sicurezza sul lavoro, salari più bassi, caporalato e lavoro nero, risparmio sui materiali usati per i prefabbricati, sulle attrezzature ecc. ecc. Come stupirsi se poi succedono gli “incidenti”? I decenni di infortuni e di morti sul lavoro dimostrano che gli incidenti sono, in realtà, previsti sempre, come sono previsti gli infortuni e i morti sul lavoro: tanto di proletari in condizioni disperate e in cerca di lavoro ce ne sono sempre molti più di quelli che al momento servono... Morto un operaio ce ne sarà sempre un altro che prenderà il suo posto: i padroni non lo dicono mai, ma è esattamente quello che fanno.

A che servono gli operai se non a mettere a rischio la propria vita per un tozzo di pane per ingrassare i portafogli dei padroni? La classe dei padroni ragiona sempre in questi termini, anche se si riempie la bocca parlando di diritti e di dignità dei lavoratori.

La dignità dei lavoratori non sarà mai assicurata dal padronato, come non sarà mai assicurata la loro vita. Per difendere la propria vita e la propria sopravvivenza i lavoratori devono battersi prima di tutto contro la concorrenza tra di loro, che viene sistematicamente alimentata da parte dei borghesi. La vita degli operai non viene salvata né se vengono pagati più di altri né se vengono pagati meno di altri; se un deposito va a fuoco, o se un treno falcia degli operai sui binari, o se scoppia un impianto chimico, o se un lavoratore viene investito mentre va al lavoro o mentre torna a casa, non importa se è un capo, un manovale o un immigrato: la morte al lavoro non guarda in faccia nessuno, come quella in guerra. E’ lo sfruttamento del lavoro salariato alla base dell’insicurezza della vita proletaria, alla base della precarietà costante del lavoro e, quindi, del salario: i capitalisti hanno in mano non soltanto la possibilità di dare o non dare lavoro agli operai, hanno in mano la loro vita, che lavorino o che siano disoccupati, che siano “italiani” o che siano “immigrati”.

La lotta degli operai deve mettere in primo piano la difesa della loro vita e non lo potrà fare seguendo le parole pronunciate di fronte ad ogni morte sul lavoro dai sindacati collaborazionisti, tanto meno dai politici venduti al mantenimento di un regime politico ed economico che democraticamente ammazza i suoi schiavi salariati. La lotta degli operai deve tornare a mettere al centro dei suoi obiettivi immediati non solo l’aumento dei salari e la diminuzione della giornata lavorativa, ma anche la sicurezza sui posti di lavoro. E non saranno mai le due ore di sciopero a fine turno che spaventeranno i padroni; se poi sono limitate all’azienda in cui le morti sono avvenute o al settore di cui quell’azienda fa parte, li fanno solo ridere. La solidarietà di classe operaia è tale solo se travalica tutti i limiti e le barriere che i borghesi hanno alzato per controllare meglio la forza lavoro che sfruttano. Fino a quando i padroni non avranno paura della risposta proletaria alla loro sicumera, al loro fare e disfare a seconda dei loro affari del momento, e fino a quando i padroni non potranno più contare sul pompieraggio dei sindacalisti collaborazionisti e dei politici venduti ai capitalisti che pagano meglio, i proletari continueranno a subire tutte le peggiori conseguenze del regime capitalistico e borghese, in pace come in guerra.

La rinascita del movimento di classe del proletariato, l’unico che difenderà effettivamente gli interessi proletari nel presente e nel futuro, non passa attraverso le leggi borghesi, attraverso le riforme di questa o quella legge, attraverso i cavilli di cui beneficiano soltanto gli avvocati, e non passa attraverso le cosiddette battaglie parlamentari ed elettorali: passa attraverso la lotta classista, la lotta nella quale i proletari si battono ad esclusiva difesa dei propri interessi di classe, contro qualsiasi condivisione, coesione, partecipazione che veda sullo stesso fronte proletari e borghesi, piccoli o grandi che siano. I proletari che sono stati vittime degli infortuni e delle morti sul lavoro non sono stati sfortunati, sono stati semplicemente sacrificati dai borghesi sull’altare dei loro profitti!

 

17 febbraio 2024

 

 

Partito Comunista Internazionale

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