1914-2024 : A centodieci anni dalla prima guerra imperialista mondiale
Le posizioni fondamentali del comunismo rivoluzionario non sono cambiate, semmai sono ancor più intransigenti nella lotta contro la democrazia borghese, contro il nazionalismo e contro ogni forma di opportunismo, vera intossicazione letale del proletariato
( Quaderni de “il comunista”, N° 1, Agosto 2024 )
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Appendice
Sulla questione della «difesa» dello Stato proletario instaurato subito dopo la vittoria rivoluzionaria
A continuazione del lavoro sulle posizioni della Sinistra comunista d’Italia coincidenti con quelle di Lenin e con le tesi dei primi due congressi dell’Internazionale Comunista, è importante collegare, a quanto già esposto, l’argomento della «difesa» nei casi in cui lo Stato proletario già instaurato venisse attaccato direttamente dagli Stati borghesi.
Al IV Congresso dell’Internazionale Comunista era previsto che Bucharin presentasse un Rapporto sul Programma dell’Internazionale, nel quale si tenesse conto della situazione mondiale in cui, dopo la vittoria della rivoluzione proletaria in Russia e l’instaurazione della dittatura proletaria esercitata dal partito comunista rivoluzionario – dunque la costituzione dello Stato proletario – gli Stati imperialisti concertassero (come già avevano fatto con gli eserciti delle Guardie Bianche guidate dai vecchi generali zaristi), i propri attacchi militari al potere sovietico dall’esterno allo scopo di rovesciarlo e restaurare il potere borghese. Si era ancora nel periodo in cui il proletariato europeo occidentale si mobilitava e si organizzava anche militarmente per scatenare la propria rivoluzione; in alcuni casi, come in Baviera e in Ungheria si erano costituiti poteri proletari che avrebbero potuto fare da trampolino alla rivoluzione vittoriosa in Germania e, quindi, in Europa, mentre la costituzione dell’Internazionale Comunista e il suo rafforzamento, come partito unico mondiale del proletariato internazionale, potevano essere il suo vero punto di forza qualora i partiti comunisti che ne facevano parte avessero dato un contributo fondamentale all’impostazione programmatica e politica e alla direzione del movimento comunista internazionale sgravando in questo modo l’enorme peso che il solo partito bolscevico, fin dall’inizio, si era preso doverosamente sulle spalle.
Mentre i primi tre congressi dell’Internazionale si sono dovuti occupare di stabilire i principi generali e la tattica che ne discende su cui tutti i partiti aderenti dovevano conformarsi, il quarto congresso aveva l’obiettivo di affrontare l’applicazione delle direttive emesse da quelli precedenti sulla base delle esperienze pratiche acquisite nel quadro di un orientamento unitario dell’azione futura. Mentre restava ancora aperto il problema di rendere realmente omogenei tutti i partiti aderenti all’Internazionale Comunista e, da parte di questa, sostenerne l’attività in tutti i suoi aspetti, emergeva con grande forza il problema della difesa del potere sovietico, impegnato com’era in una guerra civile scatenata fin dal 1918 e che terminò nel 1921 con la vittoria dell’Armata Rossa, e nella ricostruzione di un’economia distrutta e devastata prima dalla guerra imperialista e poi dalla guerra civile. Era, dunque, una necessità politica urgente che l’Internazionale fissasse un nuovo Programma e definisse le linee tattiche che tenessero conto della nuova situazione mondiale che si era creata. Ma questo Programma, di cui fu incaricato Bucharin, non ebbe il tempo di essere discusso né all’interno del Partito bolscevico, né nei partiti aderenti all’I.C.; perciò, al IV Congresso, fu proposta una serie di argomenti che tutti i partiti dovevano poi discutere in modo che al congresso successivo l’Internazionale potesse deliberare anche su questo.
Il Discorso di Bucharin affrontò, quindi, i diversi argomenti: le questioni della rivoluzione non solo nei paesi sviluppati ma anche nei paesi arretrati, dello Stato, dell’opportunismo il cui maggior esponente era il rinnegato Kautsky, l’evoluzione del capitalismo e dell’imperialismo, della nuova politica economica in Russia e la questione della «difesa nazionale» nell’ipotesi di una futura guerra in cui sarebbe stato necessario definire con intelligenza e lungimiranza i rapporti con gli Stati borghesi da cui non si poteva evidentemente prescindere. Ipotizzava, inoltre, che nella guerra scatenata da alcuni Stati borghesi contro lo Stato proletario – come era successo nella recentissima guerra civile – si poteva presentare una situazione in cui uno Stato borghese si scontrasse con gli altri, spezzando in questo modo il fronte borghese anti-Stato proletario ed aprendo nello stesso tempo un’opportunità tattica di temporanea e oggettiva «alleanza» tra questo Stato borghese e lo Stato proletario. Ciò non doveva impedire la preparazione alla rivoluzione nello Stato borghese temporaneamente «alleato» per rovesciare alla prima occasione la sua borghesia. E’ su questa ipotesi che si innestò una salva di critiche da parte di tutte le forze borghesi e opportuniste, in particolare in Francia dove i socialsciovinisti alla Frossard si distinsero per una particolare acrimonia contro Bucharin.
Su tema della «Difesa nazionale» trattato da Bucharin intervenne anche Amadeo Bordiga, con un articolo intitolato «Comunismo e guerra», pubblicato nell’unico quotidiano rimasto in mano al Partito comunista d’Italia, Il Lavoratore, di Trieste e che qui ripubblichiamo insieme alla parte del discorso di Bucharin sulla Difesa nazionale.
► Sulla “Difesa nazionale” (discordo Bucharin al IV congresso dell’I.C. 1922)
► Comunismo e guerra (articolo di A. Bordiga, 1923) (Il Lavoratore, 13/1/1923)
► Il comunismo in Italia nacque adulto (il programma comunista, n.5/1954)
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